La procura ha aperto un’inchiesta sull’aggressione avvenuta a Torino nella notte tra venerdì e sabato: una studentessa è stata violentata nella sua stanza al nono piano del Campus in via Paolo Borsellino, alle spalle del Politecnico, da parte di uno sconosciuto incappucciato ripreso dalle videocamere di sorveglianza. I primi atti dell’indagine sono ora nelle mani del procuratore aggiunto Cesare Parodi, che coordina il gruppo delle Fasce deboli e che ha aperto un fascicolo per violenza sessuale. Gli inquirenti stanno analizzando le immagini delle telecamere, le impronte digitali e le tracce biologiche lasciate dall’uomo che, stando all’identikit della vittima, sarebbe un giovane di colore che non vive nella residenza universitaria.

Studentessa violentata Torino: cosa è successo e cosa si sa dell’aggressore

È successo nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana: una studentessa 23enne di origini messinesi è stata violentata all’interno del Campus universitario Edisu di Torino. Stando alle sue parole, la giovane avrebbe aperto la porta all’agressore pensando che si trattasse di qualche ospite della residenza: “Ho sentito bussare – ha raccontato – e ho aperto”. Non pensava che dietro la sua porta potesse esserci un pericolo; invece si è trovata davanti uno sconosciuto seminudo. “Quando ho aperto ho visto quel ragazzo che non conoscevo e che si stava toccando in corridoio, con i pantaloni abbassati”, ha riferito.

Il giovane, secondo la sua descrizione, sarebbe entrato con forza nella stanza e l’avrebbe aggredita, prendendola a pugni e stringendole le mani sul collo, ma lei sarebbe riuscita a dare l’allarme solo dopo la sua fuga. Secondo l’identikit fornito dalla vittima, poi ricoverata, si tratterebbe di un giovane di colore. Sullo stesso piano dove si trova la camera della ragazza violentata, oltre a una porta anti-incendio, di quelle allarmate, che però non sarebbe stata usata per la fuga, vivono anche altre due ragazze: una, quando è avvenuta la violenza, non era in casa; l’altra invece non si sarebbe accorta di nulla, perché stava ascoltando della musica con le cuffie: per questo non avrebbe sentito neanche le grida della vittima, che sarebbe poi corsa a chiederle aiuto, prima di tornare in bagno e tirare la corda antipanico presente nella doccia, collegata alla reception dello studentato, per allertare i dipendenti del Campus.

L’unico a sentire dei rumori sospetti, invece, sarebbe stato uno studente che vive ai piani inferiori della residenza. Gli inquirenti sono da giorni al lavoro per cercare di ricostruire quanto successo quella sera. Immagini delle videocamere di sorveglianza, tracce biologiche e impronte digitali, testimonianze: ogni dettaglio è importante per dare un nome allo stupratore. Ciò che si sta cercando di capire è, in particolare, come l’aggressore sia riuscito ad entrare nel Campus, vigilato 24 ore su 24. Tra le ipotesi investigative quella che l’uomo possa essersi introdotto nella residenza universitaria attraverso un garage in via Vochieri, la strada che fa angolo con via Paolo Borsellino, forse sfruttando un cassonetto dei rifiuti. Una storia che spaventa i 400 studenti ospiti del Campus.

Per questo motivo, come ha spiegato il presidente Edisu, Alessandro Ciro Sciretti, si è deciso di “rafforzare la vigilanza non solo all’interno della struttura Borsellino, ma anche in altre strutture sul territorio della città di Torino”; una decisione presa di comune accordo con il Ministro dell’Università Anna Maria Bernini, che proprio oggi sarà nel capoluogo piemontese. Ma sulla vicenda si è già espressa anche Augusta Montaruli con la prima dichiarazione da neo-sottosegretaria all’Università e Ricerca: “È un episodio gravissimo, successo a una ragazza che veniva da fuori città, che non consegna certo un bel ricordo di Torino. Mi auguro che in futuro in una palazzina universitaria non avvengano mai più episodi di questo tipo”.