La nomina a sottosegretario della Cultura dà nuovo vigore a Vittorio Sgarbi che ha subito regalato un colpo di scena parlando della possibilità di coinvolgere il cantante Morgan. Il critico d’arte si è infatti espresso sulle modalità con cui ha intenzione di mettere in pratica il proprio operato oltre a sottolineare i propri meriti per aver ottenuto un incarico così prestigioso.
Partendo dal principio, Sgarbi ha svelato un retroscena sulla sua nomina soprattutto in relazione alla scelta frutto di un accordo tra Giorgia Meloni e Maurizio Lupi:
Sono entrato in quota me stesso. Noi Moderati ha fatto alcuni nomi, ma Meloni ha pensato di dare a Lupi solo un posto da sottosegretario, dicendo che se ne voleva due, uno avrebbe dovuto essere Sgarbi. Un riconoscimento alla questione del merito che lei ha sollevato.
Poi un chiarimento proprio sul suo rapporto con Maurizio Lupi:
Io ho buoni rapporti con Lupi, abbiamo lavorato insieme, anche se sulle liste avrei fatto scelte diverse, non l’accrocco che abbiamo visto. Se mi avesse ascoltato avremmo preso il 3% e avremmo avuto due ministri. Ora mi sento pieno della mia autonomia. Non sono mai stato di destra, sono un anarchico. E in questo governo sono un plus.
Il rapporto Sgarbi-Morgan
Il retroscena più interessante dell’intervista a Vittorio Sgarbi resta sicuramente quello che vede Morgan come attore protagonista nella sua nomina a sottosegretario. A quanto pare è stato proprio il cantante a rivolgersi a Giorgia Meloni per fornire un’indicazione precisa su Sgarbi, il quale ha ovviamente apprezzato e promesso di voler ricambiare chiamandolo al ministero:
Assolutamente sì. Bisogna creare un dipartimento ad hoc per la musica, che deve essere affiancata all’arte, e lui avrà un ruolo. Morgan è un uomo di grande intelligenza, è un uomo libero, non si nasconde dietro la retorica degli slogan fascista/antifascista.
Infine, un passaggio sul suo “presunto” sogno di fare il ministro:
Con il risultato malinconico di Noi Moderati non era possibile. Di sicuro sarei stato il ministro migliore possibile per il Patrimonio, per la cultura non posso dirlo. Meglio Sangiuliano di Franceschini, che non aveva alcuna identità, né per il patrimonio né per la cultura, era solo un piccolo scrittore.