Una “finta paura” come avviene ad esempio ad Halloween fa bene al nostro cervello. Secondo gli esperti infatti ciò favorirebbe la cosiddetta resilienza psicologica.

Un articolo pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian ha riportato la testimonianza di diversi neuroscienziati interpellati sull’argomento.

Secondo Marc Malmdorf-Andersen, professore dell’Università di Aarhus in Danimarca, lo sviluppo cerebrale avrebbe un miglioramento solo se lo stimolo della paura è elaborato come finto.

Infatti ogni individuo di fronte a un impulso di paura reagisce inconsciamente a livello fisico e chimico: aumenta la sudorazione, il battito cardiaco diviene accelerato, i muscoli sono tesi e l’organismo si prepara ad una risposta di tipo combatti o scappa se la minaccia viene considerata reale.

Tutto ciò parte dall’amigdala, un fascio di neuroni a forma di mandorla situato nel profondo del cervello, che, in una situazione spaventosa, stimola l’ipotalamo ad attivare il sistema nervoso simpatico e il sistema corticale surrenale.

Questo processo aumenta la produzione di adrenalina nel corpo che consente di incrementare il livello di vigilanza dell’organismo. Il cortisolo, invece, aumenta la pressione sanguigna. Il sangue, con un tasso di glucosio accresciuto, viene deviato dal cuore ai muscoli per essere pronti ad un eventuale movimento repentino e i vasi sanguigni intorno agli organi vitali si dilatano.

La neuroscienziata dell’Università di Bristol, Charlotte Lawrenson, ha inoltre spiegato che sebbene alcuni aspetti delle reti neurali della paura siano sufficientemente noti, esistono ancora molte altre incognite circa il comportamento del cervello nei confronti della paura.

La scienziata ha inoltre descritto come ogni individuo, davanti ad uno stimolo di paura, elabori la risposta attraverso due processi. Il primo è l’immediato trasferimento delle informazioni al talamo e all’ipotalamo. Nel secondo invece gli input vengono inviati alle regioni cerebrali deputate alla coscienza, al ragionamento e alla memoria e ciò consente di capire se siamo davvero in pericolo.

Solo se la minaccia è considerata reale il cervello invia impulsi a tutto il corpo per contrastare il pericolo e salvaguardare la propria incolumità. Lo stimolo verrà poi elaborato ed archiviato dall’ippocampo, in modo da essere individuabile in possibile successivo incontro.

Halloween finta paura fa bene al cervello: i risultati di un caso studio

La paura può però essere un beneficio se questa è percepita come una forma di gioco. Secondo Malmdorf-Andersen in queste circostanze si cementa nel nostro cervello il controllo in situazioni imprevedibili. Uno scherzo pauroso è perciò un metodo per imparare a gestire situazioni sconosciute e rendere prevedibile l’imprevedibile.

In un certo senso avviene un’elaborazione simile a quando, durante il gioco, i bambini cercano di moderare le proprie incertezze e di interpretare il significato di una nuova sorpresa.

I ricercatori dell’Università di Exeter hanno infatti specificato che se durante un gioco, un bambino capisce di essere davanti ad un rischio o prova paura, ciò può fungere da fattore protettivo contro l’ansia. 

Questo assunto è stato confermato dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Malmdorf-Andersen con l’analisi dei comportamenti di un gruppo di persone all’interno di un’attrazione paurosa al Luna Park. I partecipanti erano infatti consapevoli che avrebbero visto oggetti e scene terrificanti ma erano altrettanto coscienti che si trattasse di finzione.

I ricercatori hanno registrato le loro reazioni, monitorando frequenza cardiaca e chiedendo continui feedback in relazione all’esperienza. I risultati hanno indicato che il cervello umano trova piacere ad essere appena fuori dalla propria zona di confort in termini di paura.

Da questa analisi il professor Malmdorf-Andersen ha dedotto esserci una zona, in cui il contesto non è troppo terrificante da indurre un trauma nel soggetto, ma nemmeno troppo edulcorato da non suscitare alcun brivido. Questa regione sembra essere il luogo in cui si massimizza il divertimento, poiché lo stimolo di paura è rapidamente seguito da un sollievo dovuto ad aver scampato il pericolo. È proprio questo secondo processo a determinare il rilascio di endorfine e dopamina, sostanze chimiche cioè che promuovono il benessere nel cervello e che innescano una scarica di euforia.

È fondamentale sottolineare che ogni individuo ha una soglia di paura e che a non tutti gli stessi stimoli terrificanti inducono medesimi effetti. Un livello troppo intenso di paura, seppur derivante da uno scherzo, potrebbe comunque provocare angoscia o acuire traumi pregressi.