Un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità è stato scovato ieri, 27 Ottobre, in un allevamento di circa 49.000 capi di galline ovaiole nel territorio comunale di Volpago del Montello in provincia di Treviso, in Veneto. Potrebbe scattare a breve una nuova zona rossa nella zona per evitare altre contaminazioni e restringere l’area di interesse del virus.
Il focolaio si inserisce in un contesto a più alto rischio per la presenza del virus negli uccelli selvatici, si contano infatti già 16 isolamenti del virus nelle regioni del nord Italia e negli allevamenti avicoli, di cui 7 focolai con interessamento oltre che nella zona di Treviso, anche nelle province di Verona, Ferrara, Bologna, Cremona e Pavia.
La zona dove si è sviluppato il focolaio è caratterizzata da una bassa densità di allevamenti avicoli, infatti solo 10 allevamenti sono presenti nei 10 chilometri vicino al focolaio e solamente 2 sono nella zona di protezione (3km).
Treviso focolaio aviaria: il contagio
Il cluster di Volpago si inserirebbe in un contesto ad alto rischio soprattutto per la presenza del virus negli uccelli selvatici e per la presenza del patogeno negli allevamenti.
“Sarà il sequenziamento del virus, spiega la dottoressa Antonia Ricci, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie a dirci se l’origine dell’infezione sia da attribuire ad una contaminazione dovuta ad allevamenti vicini o se invece si tratti di un contagio che ha preso origine dalla fauna selvatica, in particolare dalle specie di uccelli migratori. Comunque una cosa è certa: non ci sono rischi per l’uomo, neppure in caso di assunzione di carne proveniente da animali infetti o di consumo di uova. Il cosiddetto salto di specie, cioè il passaggio diretto dagli animali all’essere umano, è già stato compiuto dall’aviaria ma le conseguenza sono davvero trascurabili ed i sintomi estremamente lievi”. Da escludere quindi il contagio verso gli essere umani.
Le analisi
Dopo i campionamenti eseguiti dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che ieri sera hanno dato esito positivo alla presenza del virus ad alta patogenicità, si è riunita l’Unità di Crisi della Regione Veneto cui hanno partecipato l’Usl 2 e tecnici dell’istituto zooprofilattico.
Il Dipartimento di prevenzione delle autorità sanitarie locali, dopo aver ordinato l’abbattimento urgente degli animali, ha emanato la determina con cui verranno imposte le regole da tenersi nella zona di protezione, cioè il territorio entro un raggio di 3 chilometri dal focolaio, e in quella di sorveglianza che invece si estende fino a 10 chilometri dall’area di infezione.
“La zona, torna a dire Antonia Ricci, è fortunatamente caratterizzata da una bassa densità di allevamenti avicoli, di cui una decina sono presenti nella zona di sorveglianza e solamente un paio nella zona di protezione. Ma, come detto, è in corso l’indagine epidemiologica allo scopo di accertare come il virus sia entrato nell’allevamento: vogliamo capire se la trasmissione sia avvenuta tramite il piumaggio degli animali selvatici o le loro deiezioni oppure per contatto diretto all’interno della filiera, ad esempio tramite la movimentazione di mezzi o di persone”.
L’Unità di Crisi ha lanciato anche un appello a tutti i proprietari di piccoli allevamenti familiari e non che si trovino entro circa 10 chilometri dal focolaio, invitando a verificare tutti i casi di mortalità che possano essere considerati anomali e che quindi dovranno essere riportati prontamente ai veterinari dell’azienda sanitaria per le verifiche del caso.
Il Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 2 ha emanato il dispositivo di abbattimento degli animali, iniziato già nella mattinata di oggi e che si concluderà presumibilmente in serata.
Si tratta del secondo caso di vasta infezione della malattia riscontrato nella Marca a Treviso dopo quello a Silea, avvenuto alla fine del mese di Settembre, che aveva riguardato settecento polli.