Il mondo della medicina è chiamato a trattare il tema della carenza dei farmaci. A dirlo sono i numeri dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che registra un aumento di circa 500 unità nell’ultimo anno (passando a circa 3mila in totale).

L’analisi qualitativa suggerisce che il covid abbia reso maggiormente irreperibili alcuni farmaci che sono consigliati per eseguire la terapia domiciliare (forma sempre più in uso e che permette di tenere gli ospedali più liberi). Ma con l’arrivo dell’inverno e la concomitante ondata d’influenza, in caso di picchi si rischia di arrivare troppo tardi: sotto stretta osservazione, in particolare, paracetamolo e ibuprofene.

Carenza di farmaci, le visioni dei protagonisti

C’è un problema di carenza di farmaci, lo sottolineano diversi esponenti del mondo della farmacia e della medicina. In primis è Lucia Aleotti, vicepresidente di Farmindustria, ad evidenziare la situazione attuale:

Il nostro obiettivo è difendere l’intera filiera della salute e quindi dobbiamo evidenziare che ci sono criticità gravissime a cui le nostre produzioni sono sottoposte. Tutti i nostri fornitori, dalle materie prime, ai trasporti, ai materiali di confezionamento hanno aumentato pesantemente i prezzi nei nostri confronti. A questi si somma il rincaro esorbitante dell’energia del 600% rispetto a un anno fa, e la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, moneta con la quale si pagano i principi attivi che provengono per l’80% dall’Asia.

Poi un invito alla Meloni e al prossimo governo:

Sappiamo che nei prossimi cinque anni il settore farmaceutico investirà 1.400 miliardi di euro nel mondo. E noi vorremmo che una buona fetta venisse investita in Italia. Credo che non si possa perdere questo treno. Ricordiamoci che il settore farmaceutico, oltre ad avere un importante peso nella formazione del nostro Pil, è un’industria pulita, da sempre. E come se non bastasse, dà lavoro a tantissimi giovani qualificati e donne, tutti elementi riconosciuti come fattori di sviluppo per l’economia del futuro.

Andrea Mandelli, presidente dell’Ordine dei Farmacisti Italiani, parla di “situazione in aggravamento” dovuta a “problemi di approvvigionamento di principi attivi e di materie prime di confezionamento”. Vetro, alluminio e plastica sono più introvabili e più costose.

Marco Toffolo, presidente di Federfarma, riconosce l’impatto sulla filiera del caro energia, ora più lunga. “Meno viaggi e tempi più lunghi, così le farmacie si riforniranno con frequenze sempre minori”.

Domenico Di Giorgio, dirigente area Ispezioni e Certificazioni di Aifa, prosegue l’analisi qualitativa che è paradossalmente più confortante in quanto “la percentuale dei farmaci critici è scesa dall’11% al 9,5%”. Pertanto, l’incremento delle carenze è maggiormente dovuto ad “aspetti commerciali di prodotti la cui distribuzione viene semplicemente interrotta per questioni di mercato”.

Di recente sono stati pubblicati a sostegno del fenomeno i risultati dell’indagine del Pharmaceutical Group of the European Union, che conferma come le difficoltà siano capillari in tutto il Vecchio Continente. Dal report, si evince che le criticità maggiori hanno riguardato i farmaci cardiovascolari (riportato 85% dei paesi), apparato nervoso (78%), apparato respiratorio (74%), antibiotici (70%).

Tra i sottotemi figura quello dei farmaci equivalenti. Sempre Toffolo (Federfarma) confessa che gli italiani sono più “diffidenti”: una credenza diffusa e sbagliata, almeno sui farmaci generici. Questa tendenza è particolarmente riscontrabile negli anziani, che si affidano alla riconoscibilità del prodotto e del suo confezionamento.

L’Italia è al centro della Joint Action triennale che dovrebbe coordinare i sistemi nazionali esistenti per fronteggiare il problema: sul piatto sono stati stanziati 10 milioni di euro.