Ennesimo episodio di suicidio in carcere, questa volta alle Vallette a Torino.

“Era da pochi giorni nel carcere di Torino. Per aver tentato di rubare un paio di cuffie”, lo ha segnalato su Twitter l’Associazione Antigone, che ha anche evidenziato come questo sia il 72esimo suicidio in cella da inizio 2022.

Il sindacato di Polizia penitenziaria ha scritto in una nota che il ragazzo trovato impiccato nella sua cella era un africano in cella da mercoledì scorso.

Questo il commento di Donato Capace, segretario del sindacato Sappe, che lancia un appello al nuovo Guardasigilli.

Fino ad ora i vertici del ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria non sono stati in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane e alla tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria. Chiedo al neo ministro della Giustizia un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. 

I numeri preoccupanti dei suicidi in carcere

Era dal 2009 che il numero di suicidi in carcere non era così alto, 72, ovvero da prima della sentenza con cui l’Italia venne condannata dalla Corte di Stasburgo per violazione della Convenzione europea dei diritti umani.

Il garante ha osservato che il numero del 2022 è “è ancor più allarmante rispetto al 2009”: infatti allora c’erano 61mila detenuti in carcere, oggi circa 55.300.

Inoltre il dato dei 72 suicidi nel 2009 era stato rilevato a fine anno, mentre quest’anno questo triste record potrebbe essere superato.

La desolazione del sindaco di Torino

È una tragedia umana e sociale. Ogni vita persa durante la custodia dello Stato – continua – ci impone una riflessione seria e approfondita sul sistema penitenziario. Da più parti vengono sollevate criticità del carcere, a partire dalla Garante dei detenuti della Città di Torino. Oggi siamo al 72esimo suicidio in cella, una realtà che non possiamo ignorare, che il Paese deve affrontare. Servono strutture migliori, organizzazione degli spazi idonei per una giusta detenzione. Non esiste giustizia senza un sistema penitenziario rispettoso della certezza della pena, ma anche che non rinunci alla riabilitazione sociale del detenuto