È arrivata nella tarda serata di ieri, dopo mesi di lunghe trattative, l’intesa delle istituzioni europee su uno dei pilastri del Fit for 55. Stop alle auto a benzina e diesel all’interno dell’Unione Europea dal 2035, quindi, secondo quanto concordato al termine del trilogo tra Eurocamera, Consiglio dell’Ue e Commissione. Una vera e propria rivoluzione per il mondo delle autovetture, che servirà a ridurre le emissioni nocive, partendo dai veicoli leggeri, per giungere alla neutralità climatica entro il 2050. Una clausola di eventuale revisione scatterà nel 2026.
Stop auto a benzina e diesel nell’Ue: cosa prevede l’intesa
A partire dal 2035, all’interno dell’Unione Europea non potranno essere più vendute auto di nuova produzione a combustione interna, ovvero a benzina e diesel. Pascal Canfin, presidente della commissione Ambiente del Parlamento Ue, ha parlato di una decisione storica, toccando al termine dell’intesa anche uno dei punti più delicati del pacchetto di riforme Fit for 55: quello degli effetti sull’occupazione. “Stiamo avviando il processo per avere nel 2025, dopo una precisa valutazione delle esigenze finanziarie, un Fondo di transizione dedicato ai dipendenti del settore e nel 2023 una nuova legge accelererà la diffusione delle flotte aziendali”, ha sottolineato il macroniano.
Il testo approvato nella tarda serata di ieri dopo mesi di lunghe trattative prevede, non a caso, alcune tappe intermedie. Entro il 2025 i costruttori dovranno ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato e del 50% quelle dei nuovi veicoli commerciali rispetto ai livelli registrati nel 2021. Mentre i piccoli produttori – quelli che producono da mille a 10mila auto l’anno oppure da mille a 22mila furgoni (al di sotto delle mille unità si è esentati) – grazie al cosiddetto emendamento Motor Valley, particolarmente caro all’Italia, dovrebbero vedere la conferma della deroga accordata già in estate dalla Plenaria: fino al 2035 potranno continuare a produrre auto tradizionali. Entro il 2035, poi, il taglio delle emissioni dovrà essere totale, con la possibilità di immatricolare nuove auto e mezzi commerciali leggeri esclusivamente con motorizzazione elettrica o ad idrogeno con tecnologia Fuel Cell.
Per entrare in vigore il testo dell’intesa dovrà ora essere approvato dal Parlamento europeo in seduta plenaria, ma da Strasburgo non dovrebbero arrivare sorprese e la strada sembra essere ormai tracciata. Cruciale casomai è la previsione, nello stesso accordo, di una fase di revisione già nel 2026: in quell’occasione la Commissione europea potrà valutare attentamente i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del 100% delle emissioni e la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride. Anche perché nel 2024 sono previste le nuove elezioni europee e potrebbero esserci cambi di orientamento generale. Un passo in avanti, per ora, è stato fatto e le Ong del settore possono ritenersi soddisfatte del risultato ottenuto: ” I giorni del motore a combustione, che sputa anidride carbonica e produce inquinamento, sono finalmente contati”, ha commentato Julia Poliscanova, della Ong Transport & Environment. E l’intesa, la prima del pacchetto di riforme che punta a una transizione ambientale dell’Unione Europea, incalzata dalla crisi energetica provocata dal conflitto russo-ucraino, è destinata a non rimanere un caso isolato.