Ricetta per dormire bene, la scienza svela il segreto contro incubi e brutti sogni. Lo studio condotto dall’Università di Ginevra ha confermato che per dormire meglio siano necessari pensieri positivi.

Ricetta per dormire bene, la scienza svela il segreto contro incubi e brutti sogni

Un gruppo di scienziati dell’Università di Ginevra ha pubblicato un articolo sulla rivista Current Biology per rendere note le scoperte del proprio lavoro: il segreto per dormire bene. Il team, guidato da Lampros Perogamvros, ha coinvolto 36 pazienti sottoposti alla terapia standard per le persone che soffrono di incubi. Questo approccio, spiegano gli esperti, consiste nella stimolazione di pensieri positivi per cercare di proiettare le sensazioni piacevoli nel sogno.

L’esperimento

La metà dei volontari ha inoltre testato una terapia innovativa per valutare la possibilità di influenzare la natura dei sogni: questi individui dovevano creare un’associazione tra una versione positiva del loro incubo e un suono durante un esercizio di immaginazione praticato quotidianamente. Durante la notte, per due settimane, i soggetti hanno inoltre indossato una fascia che inviava una riproduzione di quel suono.

“Esiste una relazione tra le emozioni vissute durante la realtà onirica e il benessere emotivo, afferma Perogamvros, abbiamo dimostrato la possibilità di ridurre la frequenza di sogni emotivamente forti negativi nei pazienti che soffrono di incubi. Nella nostra indagine, abbiamo osservato una rapida diminuzione della frequenza degli incubi e un graduale aumento dei sogni piacevoli”.

Entrambi i gruppi, riportano gli autori, hanno sperimentato una minore frequenza degli incubi durante la settimana, ma chi aveva seguito la terapia di associazione riportava una frequenza maggiore di sensazioni positive durante i sogni. I risultati supportano l’idea di valutare questa terapia su scale più ampie e con diversi tipi di popolazione per determinare l’estensione e la generalizzabilità della sua efficacia.

“Questi risultati sono molto promettenti, conclude Perogamvros, e gettano nuova luce sullo studio dell’elaborazione emotiva durante il sonno da un lato e sulla possibilità di sviluppare nuove terapie dall’altro”.

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