Strage di cani in Qatar: in occasione dell’inizio imminente dei Mondiali di calcio che si terranno tra poche settimane nel Paese arabo, e che vedranno arrivare orde di migranti occidentali e non che si accingeranno a partecipare al grande evento, lo Stato islamico ha aggiunto un’altra macchia nella preparazione ai Mondiali.

Infatti, oltre alle polemiche che erano già state registrate in seguito alle inchieste per corruzione per quanto riguarda l’assegnazione del torneo e per la morte di vari operai, incaricati di costruire gli impianti all’interno dei quali si giocheranno le partite di calcio, adesso arrivano nuove polemiche anche per quanto riguarda una strage di cani in Qatar.

In particolare, vicino alla città di Doha, capitale dello stato del Qatar, quattro uomini sono entrati di notte in un cantiere per uccidere ben 30 animali.

Oltre, alla fucilazione di questi cani, altri sono stati invece imprigionati all’interno di alcuni sacchi di plastica e poi ammassati in una gabbia insieme ad altre centinaia e centinai di animali, in condizioni disumane.

La motivazione che c’è dietro questi comportamenti riguarda la volontà di eliminare i cani randagi che popolano le strade del Qatar e che porterebbero una cattiva reputazione allo Stato islamico.

La notizia è stata riportata dal Guardian, che rivela a tutti lo scandalo: “Ventinove cani uccisi in Qatar mentre il Paese si prepara per i Mondiali”. In particolare, ecco un piccolo estratto di quanto viene riportato dal quotidiano britannico:

“Quando gli uomini sono entrati i cani gli sono andati incontro festosi, ha detto un attivista, pensando che li avrebbero nutriti. E invece gli uomini hanno cominciato a sparargli contro”.

Strage di cani in Qatar, è davvero possibile la pista religiosa? ecco che cosa dice il Corano

In seguito alla strage di cani in Qatar riportata dal Guardian, alcune persone hanno pensato alla possibilità che queste uccisioni e questi maltrattamenti nei confronti degli animali potessero essere avvenuti a causa di motivazioni legate alla religione musulmana.

Seppure è vero che la prassi vuole che moltissimi musulmani vogliano più bene ai gatti che ai cani, ritenendo questi ultimi delle creature sporche, è anche vero che il Corano non giustifica la loro uccisione o qualsiasi forma di maltrattamento.

Inoltre, il testo sacro arabo promette anche un posto in Paradiso per coloro che soccorreranno e che si prenderanno cura di un cane.

Lo ha chiarito in un’intervista a L’Espresso l’animalista italo-egiziana Alessandra Picchio. Ecco quali sono state le sue parole sulla vicenda:

“Non riesco a spiegarmi cosa c’è dietro questo odio. Quando ho iniziato a occuparmi di cani mi sono chiesta se davvero nel Corano c’erano versetti contro questi animali. Ne ho parlato con diversi imam. Loro mi hanno spiegato che è un problema culturale, non religioso.

Ricordiamoci che per tradizione qui il cane deve essere utile: lavora, serve a qualcosa, e quindi sta fuori casa. È un cane da caccia o da guardia, non un animale da compagnia. E in fondo anche da noi in Italia era così, ancora al tempo dei miei nonni”.

Chiarito il fatto che si tratta di una problematica di tipo culturale e non religiosa, Alessandra Picchio ha poi specifico che cosa dice il Corano:

“Mi sono andata a cercare tutti i brani in cui si nominano i cani. In uno di questi si racconta che un giorno Maometto camminava in montagna e si è dovuto fermare perché ha incontrato un grosso cane nero che gli bloccava la strada.

È in base a questo episodio che in effetti alcuni imam sconsigliano di tenere un cane in casa perché è un animale impuro, visto che ha ostacolato il cammino di Maometto. Però ci sono anche brani che sembrano dire il contrario.

In un episodio, una ragazza si ferma per aiutare un cane assetato, e gli fa bere l’acqua dalle proprie mani. E il Corano spiega che questa buona azione garantirà alla ragazza un posto in Paradiso. Quindi diciamo che nel Corano c’è scritta una cosa e un’altra, dipende da come lo si interpreta…”.