Il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, ospite di Porta a Porta, è intervenuto nel merito della direttiva nei confronti delle due navi Ocean Vikings ed Humanity 1. Il Ministro ha spiegato che:

Abbiamo applicato la legge, i famosi decreti sicurezza rivisitati ma che sono rimasti sostanzialmente nel loro impianto. Vogliamo lanciare un messaggio ai partner. La condivisione deve esserci non a sbarco avvenuto, ma la presa in carico deve partire subito.

Riguardo alle condizioni di chi è sulla nave, il Ministro ha assicurato che nessuno di loro si trova in condizioni di insicurezza. Poi ha aggiunto:

Tra l’altro in questi casi siamo disponibili a farci carico di persone che dovessero versare in condizioni di fragilità e forniture particolari se ci fosse bisogno ma questo non ci è stato ancora chiesto. Le navi sono abbastanza lontane.

Ocean Vikings: la situazione

Intanto, però, la Ocean Vikings è ancora nella situazione di dover ottenere uno sbarco in un luogo sicuro. Sulla nave ci sono 234 naufraghi. Sos Mediterranee, la ong a cui Ocean Viking fa riferimento, ricostruisce le fasi delle ultime sei operazioni di soccorso. L’AGI riporta:

Le imbarcazioni in difficoltà sono state segnalate alle autorità marittime, con la Ocean Viking in copia, dalla linea civile Alarm Phone. Tali imbarcazioni sono poi state avvistate tramite binocolo dal ponte della Ocean Viking, oppure da aerei civili e da aerei intergovernativi (Frontex) e militari che hanno assistito le ricerche. Per ogni operazione di ricerca e soccorso effettuata da Sos Mediterranee, la Ocean Viking ha contattato più volte le autorità marittime responsabili della regione di ricerca e soccorso in cui sono stati segnalati o avvistati i casi, ovvero gli Mrcc libici e maltesi. Il più delle volte gli ufficiali di servizio non hanno risposto alle nostre numerose e-mail e, quando hanno risposto alle chiamate telefoniche, hanno preso atto delle informazioni fornite dalla Ocean Viking ma non hanno fornito alcun coordinamento effettivo delle operazioni di ricerca e salvataggio, come sarebbero stati tenuti a fare in base alle convenzioni marittime. Le autorità marittime non hanno condiviso alcuna informazione utile a consentire la migliore strategia di risposta alla situazione di pericolo, essenziale al fine di evitare vittime. Ciononostante, la Ocean Viking ha continuato a contattare i centri di coordinamento competenti e ha inviato e-mail in ogni fase delle operazioni di ricerca e soccorso, tra cui: ha condiviso le segnalazioni di pericolo, ha inviato le proprie risposte a tali segnalazioni, ha informato dell’avvistamento dell’imbarcazione ed ha confermato il suo stato di pericolo, ha comunicato l’eventuale avvio dell’operazione di soccorso e, infine, il trasferimento dei sopravvissuti sulla Ocean Viking. Inoltre, la Ocean Viking ha sempre tenuto in copia a tutte queste e-mail gli altri Mrcc delle Srr del Mediterraneo centrale, compreso l’Mrcc italiano. Tuttavia, ancora una volta siamo stati lasciati soli ad assistere le persone in difficoltà nel Mediterraneo centrale.

La Ong fa giustamente leva sulla Convenzione SOLAS del 1974 e gli emendamenti alla Convenzione SAR del 2004 stabiliscono che in ogni caso un luogo di sicurezza deve essere fornito entro un tempo ragionevole. Sos Mediterranee, poi, disegna uno stato dei naufraghi tutt’altro che positivo:

Alcuni dei sopravvissuti a bordo di Ocean Viking hanno trascorso fino a tre giorni in mare prima di essere soccorsi dalle nostre squadre. Mostrano segni di sfinimento, disidratazione e presentano ustioni multiple da carburante, oltre che segni evidenti delle torture e delle violenze subite in Libia. Anche i 180 sopravvissuti tratti in salvo nei giorni scorsi dall’equipaggio della nave Humanity 1 sono in attesa di un porto in cui sbarcare. Queste persone hanno vissuto un calvario in mare. Non possono più essere ignorate dagli stati membri e associati dell’Unione Europea.