È una scelta che fa discutere, quella di Andrea Crisanti, direttore del reparto di Microbiologia di Padova e adesso anche senatore della Repubblica eletto all’Estero con il Partito Democratico che rinuncia al suo stipendio da senatore per mantenere invece quello da medico e per questo non mancano i malumori all’interno dell’azienda ospedaliera padovana.

Ad ammetterlo è lo stesso professore, divenuto noto in Italia per le sue partecipazioni televisive durante la pandemia da Covid che intervistato dal Mattino di Padova in collegamento dall’Imperial College di Londra, dove insegna, ha dichiarato:

“È vero, sì. Ho optato per lo stipendio d’origine, composto dall’attività con l’Università di Padova e con l’Azienda ospedaliera. Me l’hanno consigliato in Senato”.

Crisanti rinuncia stipendio: le due buste paga e la scelta

“Dovendo scegliere, ho deciso di mantenere la retribuzione che percepisco dall’Università di Padova, in qualità di direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia. Dopo l’elezione mi sono messo in aspettativa, ma con stipendio, e allora non potendo ovviamente cumulare due buste paga sono stato chiamato a scegliere tra quella da senatore e quella da specialista. Ho optato per quest’ultima, per motivi contributivi”, ha argomentato Crisanti, come riportato dal Corriere Veneto.

“Mi conviene, è un compenso più alto e poi è una questione di contributi previdenziali e di continuità nel versamento. Non cambia molto come importo ma per la pensione conveniva. È una cosa legittima, consentita dalla legge. Lo fanno già molti magistrati, non c’è nulla di nuovo”, ha poi aggiunto il senatore 68enne, sottolineando di aver compiuto una scelta regolarmente prevista.

Interpellato sull’argomento il senatore romano ha anche spiegato come gli sia possibile guadagnare più da medico che da senatore:

“Ricopro una posizione apicale sia all’Università che in azienda ospedaliera. La mia classe di stipendio è elevata, perché fui chiamato come professore di “chiara fama”, poi ho l’indennità di direzione di dipartimento, di unità complessa e di Malattie infettive. La somma è interessante, ma ripeto, è solo una questione legata alla mia pensione”.

Infine il senatore neo eletto ha concluso dicendo: “Se questa mia scelta comporta modesti vantaggi economici e di contributi pensionistici, penso sia assolutamente legittima. Non tolgo niente a nessuno. Faccio il parlamentare, è un servizio per il Paese ed è pure impegnativo”.

L’attività politica e scientifica

Per evitare alcune possibili polemiche, Crisanti ha quindi assicurato che verserà comunque e certamente il contributo di parte dello stipendio da parlamentare richiesto dal Pd ai propri eletti, sia regionali che nazionali.

Oltre alla nuova esperienza in Senato, il professore continuerà poi a seguire la propria vocazione scientifica.

“Accanto all’attività politica posso continuare a fare ricerca e a insegnare. Sicuramente ora privilegerò il lavoro in Parlamento, perché ho preso un impegno con gli elettori che intendo mantenere. Ho tantissime idee, ne parlerò nel dettaglio più avanti. Ho promesso agli italiani all’estero di cercare di risolvere una serie di problemi. E su questo versante voglio lavorare intensamente”.

Chi è Andrea Crisanti

Nato a Roma nel 1954, si è laureato in Medicina all’Università La Sapienza di Roma e poi è partito per la Svizzera, dove ha conseguito un dottorato all’Istituto di Immunologia. In seguito è diventato professore a Londra, all’Imperial College.

Tornato in Italia, prima è stato direttore del centro di Genomica funzionale all’Università di Perugia e poi è diventato direttore dell’Unità complessa diagnostica di Microbiologia e docente di Microbiologia all’Università di Padova.

È diventato un volto conosciuto in Italia soprattutto nei primi mesi della pandemia da Covid-19, grazie all’elaborazione del “modello Veneto” che ha permesso a Luca Zaia, governatore della regione, di attenuare notevolmente gli effetti della prima tremenda ondata del virus (che invece in Lombardia ha avuto conseguenze ben più pesanti).

Nella comunità scientifica era conosciuto da anni per i suoi studi sulla malaria, tanto che il suo dipartimento all’Imperial College era stato finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, che mette l’eradicazione della malattia trasmessa dalle zanzare ai primi posti delle urgenze globali.