L’Arabia Saudita ha ufficialmente dato il via al suo nuovo progetto, The Line City, un centro abitato che sorgerà in mezzo al deserto, sarà lungo 170 km e potrà contenere fino a 9 milioni di abitanti, ossia come l’intera Lombardia. Un progetto decisamente ardito e che probabilmente supera tutto quello che avevamo visto fare in medio oriente negli ultimi anni, ma che ha già riscosso tantissime critiche sia per la posizione scelta che per la questione legata ai diritti umani dei lavoratori.
The Line City, tutto quello che c’è da sapere
Una città dal valore di 500 miliardi di dollari, è questo il prezzo che l’Arabia Saudita sborserà per costruire quella che si preannuncia essere una vera e propria oasi in mezzo al deserto. Il progetto è già partito, con i lavori che sono iniziati nelle ultime settimane e dovrebbero terminare nel 2025, con il tutto che è destinato a diventare una delle più grandi imprese dell’ingegneria moderna o un monumentale fallimento dal costo astronomico e umano.
Come riportato dalla CNBC, questa “linea in mezzo al deserto” potrà ospitare una popolazione pari a quella dell’intera Lombardi una volta ultimata, funzionare interamente con energia rinnovabile. Neom (questo il nome ufficiale della città) sorgerà nella provincia di Tabuk. Antoni Vives, chief urban planning officer della centro abitato ha rilasciato delle dichiarazioni al canale tv:
“Neom è un’impresa complessa, audace e altamente ambiziosa e sicuramente non è facile da realizzare, ma stiamo facendo grandi progressi ed è emozionante vedere la visione prendere vita.”
All’interno di The Line City ci si sposterà a piedi oppure con il treno ultra-veloce che verrà costruito sottoterra e che collegherà i due estremi i appena 20 minuti. Le fonti energetiche saranno una combinazione di energia solare, eolica e idrogeno, mentre l’acqua sarà prodotta attraverso una desalinizzazione avanzata. I due edifici, a specchio, paralleli correranno dal Golfo di Aqaba, tagliando in due una catena montuosa che si estende lungo la costa. Proseguirà verso est attraverso una località montana e un complesso che ospita il governo dell’Arabia Saudita fino alle pianure del deserto. Per nutrire i residenti, il progetto prevede un’agricoltura verticale integrata negli edifici, verrà anche costruito uno stadio sportivo a 304 metri di altezza e un porticciolo, sotto l’arco di uno dei edifici, per gli yacht.
Ma mentre la costruzione procede, il paese è già stato accusato di numerose violazioni dei diritti umani. Tra questi risultano numerosi tentativi di sfrattare la tribù Howeitat residente nella zona, dove sono stati giustiziati numerosi membri, e la cultura del lavoro abusivo che “sminuisce gli espatriati, fa richieste irrealistiche e chiude un occhio sulla discriminazione“, secondo un rapporto del Wall Street Journal. Un problema, quest’ultimo, con il quale ha già fatto e sta facendo tutt’ora i conti il Qatar per i mondiali che partiranno tra poco meno di un mese.