Quando di vota per le elezioni della Regione Lazio? Una domanda che assilla, da settimane, un po’ tutti. Addetti ai lavori, elettori, ma anche i potenziali candidati. I quali, nell’incertezza generale, si muovono senza sapere bene quando avrà inizio la contesa elettorale. In questo senso, però, siamo vicini ad un punto di svolta. Nella giornata di ieri la Commissione Bilancio della Regione Lazio ha approvato un collegato alla legge di stabilità in seno ad una discussione che ha coinvolto anche sindacati e parti sociali. Si tratta dell’ultimo atto del Presidente Nicola Zingaretti che, dopo 10 anni, sta per lasciare la guida della Regione per dedicarsi al suo nuovo ruolo da deputato. Prima, però, è necessario il passaggio in Consiglio Regionale: l’assise inizierà oggi la discussione che potrebbe potrarsi per qualche giorno e, al netto del ponte dei morti, potrebbe vedere la sua conclusione intorno al 3 novembre. Sarà solamente allora che Nicola Zingaretti potrà rassegnare le dimissioni e passare la palla al suo attuale Vice, Daniele Leodori.
Elezioni Regionali quando si vota?
Le elezioni regionali si terranno entro 90 giorni dal giorno delle dimissioni di Nicola Zingaretti. L’ipotesi più accreditata è sempre stata quella di gennaio ma, secondo le ultime indiscrezioni, il giorno prescelto potrebbe essere il 4 febbraio. Una data che farebbe tirare un sospiro di sollievo a più di qualcuno che sta vivendo, in queste settimane, con l’ansia di un campagna elettorale fast e sotto Natale.
Questione candidati: tutti i nomi
Le trattative interne vanno avanti indipendentemente da sapere quando si vota. Lo stallo è totale, da una parte e dall’altra. Il centrosinistra deve prima sciogliere il dubbio di tutti i dubbi: quanto sarà largo il campo? Il modello Lazio, come lo ha spesso chiamato Zingaretti, ha portato ad un governo che declina lo schema del campo largo: non solo M5s ma anche Azione ed Italia Viva oltre alle varie componenti civiche. Squadra che vince non si cambia, in teoria, ma in pratica la strada è più che in salita. La rottura tra Pd ed M5s a livello nazionale si riflette anche nelle regioni e nel locale, in più Carlo Calenda va avanti nella strada dell’aut-aut: o noi o i 5s. C’è un nome che potrebbe far convergere il leader di Azione che è quello di Alessio D’Amato, attuale Assessore alla Sanità, che però al momento è staccato. Gli altri nomi sono quelli dell’attuale vice di Zingaretti, Daniele Leodori, e quello di Enrico Gasbarra. Poi le outsider: Monica Cirinnà e Marta Bonafoni. Quest’ultima, capogruppo del gruppo consiliare della Lista Civica Zingaretti, sta spingendo anche con iniziative pubbliche affinché vengano fatte delle primarie che facciano emergere un profilo. Opzione, viste le tempistiche, complicata.
Nel centrodestra la lotta è su quale partito, fra i tre che compongono il governo Meloni, dovrà esprimere il nome per la candidatura alla Presidenza della Regione. Il nome preferito di Fratelli d’Italia, ora che sono saltate le ipotesi Francesco Lollobrigida (nominato Ministro) e di Fabio Rampelli (eletto Vicepresidente della Cemera) è quello della giovanissima Chiara Colosimo che, però, è stata appena eletta alla Camera dei Deputati e non è detto sia disponibile a lasciare il ruolo. Una pista valida è anche quella che porta a Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa. In forza Italia il nome più caldo è quello del Senatore Claudio Fazzone. Claudio Durigon della Lega, invece, sta piano piano scemando come ipotesi. La sensazione è che si andrà verso un nome di Fratelli d’Italia soprattutto alla luce dell’exploit elettorale ottenuto, tra le altre zone, nel Lazio.