Matteo Renzi si conferma tra i migliori retori del Parlamento. Tra citazioni, metafore, cambi di voce e battute ieri ha illuminato il gruppo Azione/Italia Viva. È intervenuto, il Senatore, per dicharazione di voto alla fiducia per la Premier Giorgia Meloni. Voto sfavorevole che ha sì confermato la volontà di voler stare all’opposizione del nascituro esecutivo, ma anche l’intenzione di volerlo fare con modalità completamente diverse da quelle di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Sono due i nemici di Renzi: la maggioranza, certo, ma anche le altre opposizioni. Ed anzi, in una scala di importanza, forse l’opposizione alle opposizioni – bisticcio dovuto in questo caso – è anche più importante.
È così per almeno tre motivi: perché quando devi salire nei sondaggi (seppur in crescita, sono la forza più debole dell’opposizione) non ha senso attaccare chi è lontano da te, ma chi è più vicino per rosicchiare al suo bacino; perché alcuni pezzi del manifesto meloniano sono in sintonia con le idee del Terzo Polo, pensiamo alla riforma costituzionale in senso semipresidenziale. Con la riserva di poter collaborare di tanto in tanto, quindi, è bene attaccare ma non troppo. Ma soprattutto perché il Terzo Polo, secondo l’analisi dei flussi elettorali dell’istituto Cattaneo, ha pescato più a sinistra che a destra. Chiaro, quindi, che in quella fascia c’è dell’elettorato potenziale. Elettorato da strappare al mondo dem.
Renzi contro tutti: le sue parole
Nell’annunciare il no alla fiducia, Renzi sembra voler tutelare Meloni dagli attacchi relativi al suo essere donna. Le sue parole:
Voteremo no alla fiducia. Mi limiterò ad una considerazione politica: sbaglieremmo, cari colleghi delle due opposizioni, a non considerare il valore politico di oggi. Un governo di destra, con una donna Premier, ed una nuova classe politica. Il discorso fatto dal Presidente Meloni è stato molto politico. Possiamo contestarla su tutto ma lo facciamo proprio sul suo essere donna? Ha vinto una battaglia nel partito prima e nella coalizione poi. Io la contesto, ma è masochismo attaccarla sul suo essere donna. Presidente Meloni, la stanno aiutando, lei si è messa d’accordo con loro? (riferendosi ai colleghi del PD).
In difesa di Meloni (ma in realtà in favore del suo discorso) propone anche un patto di collaborazione con i suoi colleghi, e con gli organi di stampa, sul limitare alla sola sfera politica le critiche da fare alla neo Premier. Lasciandola libera circa tutto ciò che riguarda la sfera personale e familiare:
Io so bene cosa vuol dire fare il Premier da padre, con la paura di sentire il peso e la responsabilità di poter rovinare la vita ai propri figli. In questo caso c’è una mamma: dobbiamo difendere la libertà educativa e la funzione educativa della Presidente Meloni. facciamo un accordo noi e anche la stampa
Non mancano gli attacchi, naturalmente, altrimenti che opposizione sarebbe. Renzi evidenzia le differenze di grammatica e di forma mentis politica tra il nuovo esecutivo ed il suo gruppo parlamentare: su immigrazione ed unioni civili anzitutto. Ma non è questo a fare notizia. Quanto, piuttosto, la mano tesa per quel che riguarda una possibile riforma costituzionale:
Lei ieri ha fatto un’apertura importante sulla riforma costituzionale. Noi ci saremo se vorrà proporre la nomina diretta del Presidente della Repubblica: quello che noi abbiamo chiamato, nel nostro programma, il Sindaco d’Italia. Il no a prescindere per me è sbagliato. Ha detto, Presidente, che è pronta ad andare anche da sola se necessario. Ecco, questo, per esperienza personale, glielo sconsiglio (il riferimento è al referendum costituzionale del 2014 su cui Renzi ha posto la questione di fiducia. La battuta ha strappato le risate di un pezzo di aula, ndr).
Le stoccate al PD ed al M5s si palesano qua e là durante l’intervento. Ma trovano sintesi in un passaggio in cui Renzi evidenzia tutta la differenza tra le parti. In un esercizio retorico volto a creare una linea manichea noi/loro. Il senatore ha detto che: “Ci sono due opposizioni in quest’aula”. Una è quella del suo gruppo, l’altra è quella di Letta e Conte. Colpevoli tra le altre cose, secondo la narrazione portata avanti da Azione/Italia Viva, di aver volontariamente isolato il Terzo Polo nell’ambito della nomina dei Vicepresidenti di Camera e Senato. Insomma, è opposizione nell’opposizione. Ed il centrodestra se la ride.