Continuano in Iran le proteste per la morte di Masha Amini, la ragazza assassinata dalla polizia morale per non aver indossato correttamento il velo, lasciando intravedere una ciocca di capelli. Da settimane a migliaia sono le persone che si riversano nelle strade del Paese per protestare contro il Governo, e i media locali parlano già di centinaia di manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza. Ieri, mentre in molti si trovavano sul luogo di sepoltura della giovane, un attentato ha interessato il mauseleo di Shiraz, nell’Iran meridionale, provocando almeno 15 morti. A rivendicare l’attacco sarebbe stato ora l’Isis.
Iran attentato al mausoleo di Shiraz rivendicato dall’Isis
L’Isis ha rivendicato da poco l’attacco compiuto nella giornata di ieri al mausoleo di Shah Cheragh di Shiraz – un luogo di culto sciita dell’Iran meridionale -, che, secondo i media locali, avrebbe provocato la morte di almeno 15 persone, ferendone a decine. Inizialmente si era ipotizzato che gli aggressori fossero tre, ma il capo dell’Autorità giudiziaria locale, Kazem Moussavi, ha poi parlato di un solo attentatore, che sarebbe entrato nel mausoleo – che conserva la tomba di Ahmad, fratello dell’Imam Reza, l’ottavo imam sciita – aprendo il fuoco sui fedeli. Secondo l’agenzia governativa, si sarebbe trattato di un “takfiri”, cioè un miscredente, un’etichetta usata dai funzionari dell’Iran musulmano prevalentemente sciita per definire i gruppi islamici sunniti armati e intransigenti. Nella serata di ieri la presidenza iraniana aveva anche rilasciato un comunicato in cui accusava “i nemici dell’Iran” di “voler interrompere i progressi del Paese”, promettendo una risposta severa da parte delle forze di sicurezza. L’ultimo grande attacco rivendicato dallo Stato Islamico in Iran risaliva al 2017, quando erano stati presi di mira il parlamento di Teheran e il mausoleo di Ruhollah Khomeini.
Sempre nella giornata di ieri, migliaia di manifestanti si sono riuniti per protestare contro la morte di Masha Amini, in occasione del quarantesimo giorno dalla scomparsa della giovane, tradizionalmente celebrato in Iran come giornata conclusiva del periodo di lutto. Nella capitale Teheran ma anche a Karaj, Kermanshah, Sanandaj, Shiraz, Ahvaz, Mashhad e Isfahan ci sono state manifestazioni di vario tipo per ricordare la ragazza; a Saqqez, nel Kurdistan iraniano, sono avvenuti duri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con uso di gas lacrimogeni e di armi da fuoco. Alcuni dimostranti sono stati arrestati mentre, in mattinata, migliaia di persone avevano cercato di raggiungere a piedi o in macchina il cimitero dove Amini è sepolta. In altre città, le manifestazioni hanno visto la partecipazione anche di studenti universitari, negozianti e medici. In piazza anche il vice capo del consiglio dei medici iraniani, Mohammad Razi, che ha deciso di dimettersi in segno di protesta contro la repressione della dimostrazione.