“Soffro ancora lo stigma di un’accusa falsa: resterò per sempre ‘la ragazza che è stata accusata di omicidio'”. Sono le parole di Amanda Knox a Oggi. Nonostante l’assoluzione definitiva per l’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher, una nuova vita con il marito, una figlia di 15 mesi e una carriera da scrittrice e conduttrice, la donna sembra non aver dimenticato i quattro anni trascorsi in carcere e sente ancora il peso di un’esperienza che, a suo dire, non l’abbandonerà mai.

Amanda Knox oggi è libera, ma sente ancora il peso delle accuse

A 15 anni dal delitto di Meredith Kercher, Amanda Knox si è raccontata al settimanale Oggi. “Sono infinatamente grata di essere viva e di essere stata scagionata – ha dichiarato -, ma niente potrà restituirmi i quattro anni trascorsi senza motivo in carcere, e niente potrà cancellare il trauma che è stato inflitto alla mia famiglia, ai miei amici e a me. Soffro ancora lo stigma di un’accusa falsa: resterò per sempre ‘la ragazza che è stata accusata di omicidio'”. La donna, oggi 35enne, vive in una piccola isola vicino Seattle, dove si è costruita una famiglia e una carriera da scrittrice e conduttrice, ma afferma di non poter dimenticare l’esperienza che ha vissuto tanti anni fa in Italia.

È il 2007 quando, a Perugia, Raffaele Sollecito, al tempo fidanzato della Knox, ritrova il corpo senza vita di Meredith Kercher nell’appartamento che la ragazza condivideva con la sua compagna. Secondo le indagini delle autorità, la giovane Erasmus di origini inglesi, è stata assassinata: l’autopsia mostra infatti delle ferite da arma da taglio. Dell’omicidio vengono accusati Sollecito, Knox e Patrick Lumumba, il titolare del bar dove Amanda lavorava. È il 2009, dall’omicidio sono passati due anni e gli imputati vengono incarcerati. Una vicenda giudiziaria lunghissima, quella che ha tenuto i riflettori accesi su di loro in Italia, fatta di due condanne e altrettante assoluzioni, fino alla scarcerazione.

Dal 2015 Amanda Knox lotta per rivendicare la sua identità e smarcarsi dalle accuse che l’hanno macchiata sulle pagine di cronaca nera, impegnandosi anche in prima linea per aiutare le vittime di errori giudiziari negli Stati Uniti e sostenendo una riforma della giustizia penale. In coppia produce anche un podcast che fa luce su queste storie. “Il numero di donne che ho incontrato che sono state ingiustamente condannate sono tantissime”, aveva dichiarato all’Indipendent. Ma anche lei non sembra ancora essere riuscita a lasciarsi alle spalle quel doloroso capitolo della sua vita. Alla fine del delitto è stato condannato in via definitiva il cittadino ivoriano Rudy Guede, ma sono in molti, ancora, a puntare il dito contro la Knox che, sempre nel corso dell’intervista, si è mostrata molto dura nei confronti dell’uomo, che continua a dichiararsi innocente.

“Penso che, dopo 13 anni in galera, è probabile che Guede non sia più un pericolo per la società. Ma penso anche che il carcere non l’abbia rieducato – ha affermato la donna -.  Una persona che continua ad accusare degli innocenti del delitto che lui stesso ha commesso, e che si rifiuta di concedere la verità a una famiglia devastata dal dolore (i Kercher, ndr), resta un criminale”.