Emergono nuovi elementi sul caso di Alessia Pifferi, la donna che si trova in carcere dallo scorso luglio con l’accusa di omicidio volontario aggravato per aver lasciato da sola per sei giorni la figlia Diana, di soli 18 mesi, morta di stenti nel suo lettino. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero ora delle chat che potrebbero indicare abusi sessuali sulla piccola da parte di alcuni uomini in contatto con la 37enne, forse anche in cambio di soldi. Risalirebbe a marzo 2022, in particolare, un breve scambio di messaggi su Tinder tra la donna e un 56enne bergamasco di Cenate Sopra, che le avrebbe chiesto, riferendosi a sua figlia: “Posso baciare anche lei?”; “Lo farai”, avrebbe risposto Alessia Pifferi. I due sono adesso indagati per corruzione di minore. Una notizia che arriva a pochi giorni dall’autopsia che ha rilevato nel corpo della bimba tracce di benzodiazepine, compatibili con il flaconcino di tranquillanti trovato in casa della donna durante i rilievi svolti dagli investigatori. Alessia Pifferi, difesa dagli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria, aveva sempre negato la sedazione di Diana e ogni altro tipo di violenza. Ora sul suo caso le ombre si infittiscono.
Alessia Pifferi madre di Diana: cosa sappiamo fino ad ora sul caso della piccola abbandonata e morta di stenti
A luglio la piccola Diana viene trovata morta in una casa in zona Mecenate, nella periferia Est di Milano: il corpo senza vita è adagiato in un lettino da campeggio; al suo fianco un biberon, ma anche una boccetta di tranquillanti piena a metà. Secondo le prime ricostruzioni, la piccola è morta di stenti per sete e fame. È la madre ad essere accusata della sua morte: Alessia Pifferi avrebbe lasciato sua figlia, di 18 mesi, da sola in casa per sei giorni, mentre frequentava il nuovo compagno, confessando agli inquirenti: “Sapevo che sarebbe potuta andare così”. Non era la prima volta. Dai verbali e dalle indagini, emergono infatti ulteriori dettagli sulla vita della donna, che racconta di non essersi resa conto di essere rimasta incinta fino al raggiungimento del settimo mese e di non sapere chi fosse il padre biologico della bambina, nata il 29 gennaio del 2021.
La 37enne avrebbe deciso di lasciare da sola la piccola ripetutamente, nel tentativo di disfarsi di lei, vissuta come un ostacolo alle sue relazioni. Una scelta lucida, quindi, quella della donna, per cui non è stata disposta nessuna perizia psichiatrica e confermata dall’autopsia di qualche giorno fa, che ha rilevato la somministrazione di tranquillanti alla piccola Diana da parte della madre, forse per fare in modo che i vicini non si accorgessero della sua presenza. Una donna “priva di scrupoli” e “capace di commettere atrocità”: così è stata descritta dal pm la donna, indagata ora anche di corruzione di minore, dopo la scoperta di alcune chat che potrebbero indicare abusi sessuali sulla piccola da parte di uomini in cambio di soldi.