Un sobrio tailleur blu scuro, giacca e pantaloni e top bianco per l’esordio da presidente del Consiglio in Aula. Giorgia Meloni parla per poco più di un’ora, interrotta da oltre 70 applausi, e chiede la fiducia del Parlamento al suo governo, ringraziando innanzitutto i partiti del centrodestra che la sostengono, ma anche le opposizioni che non la voteranno.
Non nasconde l’emozione, che si fa evidente sul finire dell’intervento, quando rivendica le sue origini e si autodefinisce una “underdog”.
Nelle sue parole traspare l’orgoglio per l’essersi ‘fatta’ da sola, per il lungo cammino che l’ha portata ad essere la prima donna a palazzo Chigi.
Discorso Meloni. Profilo personale
È uno dei passaggi più emotivi, e tra i più applauditi dal centrodestra (i deputati di FdI in piedi, battimano scroscianti): “Provengo da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica, e non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti.“
Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog. Lo sfavorito, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici, con l’aiuto di una valida squadra di ministri, con la fiducia e il lavoro di chi voterà favorevolmente, e con gli spunti che arriveranno dalle critiche di coloro che voteranno contro“.
Parole che culminano nella commozione di diversi fedelissimi nell’emiciclo, qualcuno scoppia in lacrime. Alla fine è quasi una ‘liberazione’: “Giorgia, Giorgia“, intonano dai banchi di Fratelli d’Italia.
Dall’altra parte, volgendo lo sguardo verso le opposizioni, il clima è freddo, distaccato. Solo in alcuni momenti, quando ad esempio la premier ringrazia Mattarella e Draghi, saluta Papa Francesco, ricorda i giudici Falcone e Borsellino, omaggia il coraggio dei medici durante la pandemia, solo in questi momenti si levano gli applausi anche dell’altra parte dell’emiciclo.
Pochi gli esponenti delle forze di minoranza che si alzano in piedi (lo fa ad esempio l’ex titolare della Difesa Guerini quando Meloni cita le Forze armate) nelle oltre dieci standing ovation che il centrodestra, ministri compresi, tributa alla presidente del Consiglio, in un crescendo di entusiasmo che la stessa premier a tratti cerca di contenere con un cenno della mano, per poi confessare a Matteo Salvini, scherzando e in romanesco, “sto a morì…. così finiamo alle tre….”.
Non solo Salvini e i ministri, c’è anche il compagno Andrea
Circondata dai suoi due vicepremier, Matteo Salvini alla sua destra e Antonio Tajani alla sua sinistra, Meloni legge il discorso dai fogli che regge in mano, ma non sono pochi i passaggi a braccio, per poi tornare al canovaccio.
Salvini e Tajani – come del resto tutta la squadra di governo, schierata in gran completo in Aula ad eccezione di Pichetto Fratin assente giustificato prchè in trasferta in Ue – applaudono ogni passaggio. Ed è al ministro delle Infrastruttre che Meloni chiede ‘aiuto’ per avere un bicchiere d’acqua, l’ennesimo.
Più volte, presa dall’enfasi del discorso, la premier tossisce, si ferma e beve un sorso. In tribuna, ad ascoltare tutto l’intervento, c’è il compagno Andrea Giambruno.
C’è molto dell’orgoglio, ma anche della responsabilità, che la premier avverte nel suo intervento. E Meloni non lo nasconde, rivendicando di aver “rotto il tetto di cristallo”: “Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa nazione.
Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi trovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani”.