Altro effetto del cambiamento climatico è rappresentato dall’intoppo imprevisto che ha coinvolto la 38° spedizione italiana in Antartide: l’aereo cargo C130J dell’Aeronautica Militare non è stato in grado di atterrare sulla base italiana Mario Zucchelli sul Mare di Ross a causa dell’eccessiva sottigliezza della banchisa.
Spedizione italiana in Antartide, la situazione
Brusca e inaspettata interruzione durante l’arrivo per la 38° spedizione italiana in Antartide a causa del ghiaccio troppo sottile: un problema che rende estremamente difficoltoso lo sbarco del personale, dei viveri e del materiale da utilizzare durante la missione.
C’era grande incertezza in merito all’effettiva fattibilità della spedizione a causa delle previsioni meteo complicate, secondo le immagini satellitari a disposizione dell’Aeronautica Militare. Arrivati sul posto, gli esperti hanno constatato di persona l’esiguo spessore del ghiaccio sulla banchisa, con il rischio di spaccatura e futuro scioglimento. Le prime ipotesi convergono sulla teoria che le forti raffiche di vento hanno frammentato il ghiaccio rendendo impossibile il suo consolidamento.
I responsabili del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide), finanziato dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) e coordinato dal CNR (Centro Nazionale di Ricerca) per le attività scientifiche e dall’ENEA (Energia Nucleare Energie Alternative) sono al lavoro per coordinare le operazioni di logistica date le nuovi condizioni. Nella spedizione sono coinvolte oltre 200 persone.
Spunta l’ipotesi di deviare l’attracco del cargo verso la base americana di McMurdo situata a 350 km di distanza. Lo racconta alla stampa Elena Campana, responsabile dell’Unità Tecnica Antartide dell’ENEA, mentre sembra esclusa l’ipotesi di ripiegare la pista di atterraggio in ghiaia di Boulder Clay, in fase di completamento delle lavorazioni.