La Corte d’appello del tribunale di Krasnogorsk, periferia di Mosca, ha respinto il ricorso presentato dai legali di Brittney Griner, la cestista americana della WNBA arrestata in Russia lo scorso febbraio.
Confermata dunque la sentenza pronunciata dal Tribunale di Khimki lo scorso 4 agosto, quando Griner fu condannata a 9 anni e mezzo di carcere per possesso di sostanze stupefacenti, oltre al pagamento di una multa pari a circa 16mila dollari.
Brittney Griner, il filo sottile tra Russia e Stati Uniti
Il tribunale di Krasnogorsk, periferia ovest della capitale Mosca, ha giudicato “equa” la condanna inflitta tre mesi fa a Brittney Griner, la celebre giocatrice di pallacanestro americana detenuta in Russia dallo scorso febbraio.
Assistita dall’avvocato Alexander Boykov, la cestista si è dichiarata “molto stressata” per il trascinarsi di questa situazione, pur avendo riconosciuto sin dal principio il suo “ingenuo errore”. Ma per la difesa dell’atleta, nessun giudice confermerà una simile condanna “conforme alle norme del diritto penale russo”.
Ricapitolando velocemente i fatti, Brittney Griner ha un rapporto molto stretto con la Russia: qui si allena infatti quotidianamente prima della ripresa della stagione WNBA negli Stati Uniti. La 32enne venne però pizzicata in possesso di olio di cannabis come liquido per la sigaretta elettronica all’aeroporto di Mosca e da lì ebbe inizio l’inferno. Emblema del femminismo sportivo americano, la giocatrice delle Mercury è stata al centro di un possibile scambio di prigionieri poi non concretizzato.
Da oltreoceano si è espresso Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, il quale ha dichiarato che la Casa Bianca non prenderà in considerazione altre proposte che non siano l’immediato rilascio di Griner. Certamente le tensioni sull’asse Washington-Mosca a causa della guerra in Ucraina complicano la gestione diplomatica della vicenda, in cui non si vedono passi avanti.