Un recente studio scientifico ha dimostrato come la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) possa essere potenzialmente efficace nel contrastare la progressione del declino cognitivo nei pazienti affetti dalla Malattia di Alzheimer. La ricerca è stata condotta dal gruppo di scienziati della Fondazione Santa Lucia IRCCS guidato dal Prof. Giacomo Koch in collaborazione con l’Università di Ferrara.
I dati, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica britannica Brain, dimostrano che in un periodo di trattamento di sei mesi con TMS su una particolare regione del cervello è in grado di contrastare, nelle prime fasi della malattia di Alzheimer, l’inevitabile progressivo declino cognitivo. È la prima volta che l’efficacia di una stimolazione cerebrale non invasiva viene dimostrata in un trial di fase 2.
Questi risultati potrebbero aprire importanti prospettive nel trattamento della malattia di Alzheimer, basate su approccio di tipo fisico con o senza il supporto di una terapia farmacologica.
Il professore ordinario di Fisiologia all’università di Ferrara e direttore del laboratorio di Neuropsicofisiologia sperimentale al Santa Lucia di Roma, Giacomo Koch, ha spiegato la significatività di questo caso di ricerca medica:
“Il nostro è il primo studio in cui si utilizza la stimolazione cerebrale non invasiva nell’Alzheimer con lo scopo di rallentare la progressione della malattia. Abbiamo dimostrato che applicando per 6 mesi la stimolazione magnetica transcranica si ottiene un effetto che non solo è sovrapponibile a quello dei farmaci, ma lo supera. Rallentare la malattia nell’arco di 6 mesi, è un risultato davvero importante”.
Alzheimer stimolazione magnetica: i dettagli della ricerca
I 50 pazienti coinvolti nella ricerca erano tutti affetti da Alzheimer di grado lieve-moderato e sono stati casualmente suddivisi in due gruppi. Ad una metà è stata applicata la Tms per sei mesi con frequenza settimanale, all’altra metà una stimolazione placebo. Lo studio era di fase 2 e in doppio cieco, vale a dire che né i pazienti né i ricercatori sapevano chi avrebbe ricevuto la terapia placebo.
Al termine del trattamento, i pazienti sottoposti a Tms hanno mostrato una risposta decisamente migliore degli altri in una serie di scale cliniche che misurano le funzioni cognitive. In particolare i punteggi registrati sono stati confrontati con il gruppo di controllo e si è notata una diminuzione di circa l’80% nella progressione dei sintomi di malattia.
La bontà del risultato è stata anche supportata dai valori ottenuti nelle scale che misurano l’autonomia della vita quotidiana, dati che per i sei mesi della ricerca sono rimasti sostanzialmente invariate nei pazienti trattati con Tms, mentre sono peggiorate in quelli sottoposti a stimolazione placebo.
Lo stesso professore autore della pubblicazione ha quindi spiegato l’effetto della terapia con queste parole:
“In pratica noi abbiamo visto l’effetto della stimolazione cerebrale non invasiva sulla malattia nella sua interezza: a livello clinico, perché l’attività cognitiva dei pazienti si stabilizzava, ma a anche a livello quotidiano. Era la loro vita di tutti i giorni che migliorava”.
I vantaggi di questa tecnica
La TMS è una tecnica non invasiva già utilizzata in campo neurologico, ad esempio nel recupero dell’ictus o nel Parkinson. La terapia è basata sull’applicazione di campi elettromagnetici e può essere modulata sulle esigenze del paziente, definendo con precisione i confini della regione bersaglio e l’intensità giusta del campo elettromagnetico. Questo è un elemento nettamente a favore della TMS se paragonata alla terapia medicinale: le pillole infatti sono uguali per tutti i pazienti. Non solo, a differenza dei farmaci moderni, la metodica TMS agisce sulla plasticità sinaptica che è il meccanismo responsabile della formazione della memoria e che viene danneggiato progressivamente dalla malattia.
Il Prof. Alessandro Martorana, dell’Università di Roma Tor Vergata e coautore dello studio, ha poi sottolineato come la terapia sia stata ben tollerata e non si sono osservati seri eventi avversi per i pazienti sottoposti a TMS per il periodo di applicazione del trattamento.
Un importante passo in avanti per la cura delle persone affette da Alzheimer, purtroppo sempre più in aumento. L’Oms stima che la malattia di Alzheimer e le altre demenze rappresentano la settima causa di morte nel mondo. In Italia secondo l’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato che sono oltre il milione le persone che soffrono di demenza ed almeno la metà è malato di Alzheimer.