Ci sono calciatori che non vengono ricordati per le loro qualità tecniche ma per le loro stravaganze. Uno di questi era Ezio Vendrame che, per la verità, aveva buone doti calcistiche ma un carattere fuori dagli schemi che lo portava spesso in conflitto con allenatori, dirigenti e arbitri. E’ morto nel 2020 e il giornalista Gianni Montieri lo ha ricordato in un articolo in cui cita un Padova-Cremonese e ai lombardi occorreva disperatamente un punto. Secondo le voci, Vendrame, che giocava nella formazione veneta, pensava che il pareggio a reti inviolate potesse essere concordato. “Nell’ultima parte dell’incontro – ricorda Montieri -, prese palla e cominciò a dribblare tutti i suoi compagni, scartando all’indietro fino al portiere e fermandosi come se nulla fosse sulla linea di porta. A un tifoso del Padova, cardiopatico, venne un infarto. Vendrame commentò quella morte dicendo che il tifoso sapendosi malato di cuore aveva accettato il rischio di morire allo stadio, scegliendo in fondo una buona morte, al contempo si stupì del fatto che qualcuno potesse rischiare la propria vita per lui”. Un calciatore fuori dagli schemi, uno che ha scritto poesie.
Vendrame e Sollier scrivevano poesie e leggevano giornali e libri
Montieri lo definisce un “comunista perché a Vendrame interessava più dribblare che segnare, perché il gol rappresentava la fine di tutto. Comunista perché erano gli anni Settanta e allora eri una cosa o l’altra. Comunista anche se Vendrame non levava il pugno chiuso verso gli spalti dopo un gol”. Il gesto che invece faceva un altro calciatore, Paolo Sollier, che indossava un eskimo e leggeva il giornale Avanguardia Operaia. Arrivò al Perugia guidato da Ilario Castagner. Era bravo ma quel suo pensare fuori dall’ordinario non gli ha permesso una carriera ad alti livelli che, secondo alcuni addetti ai lavori, avrebbe meritato.
Stefano Bisi