Pure di patate su Monet: no, non è il titolo di una piece teatrale, ma l’ennesimo atto vandalico da parte di un gruppo di eco attivisti. Dopo aver imbrattato i Girasoli di Van Gogh a Londra i militanti per il clima colpiscono ancora, stavolta a Potsdam in Germania, presso il museo Barberini.
Pure di patate su Monet: la dinamica del fatto
Due militanti del gruppo di attivisti contro il cambiamento climatico Last Generation hanno imbrattato il quadro Il Pagliaio, lanciando pure di patate sul Monet, tra i capolavori dell’impressionista francese. Gli attivisti hanno postato su Twitter il video dell’attacco, invitando i politici ad adottare misure efficaci per limitare il cambiamento climatico. La portavoce del museo Carolin Stranz ha dichiarato che l’entità degli eventuali danni deve ancora essere valutata.
Ma come hanno fatto gli eco attivisti a gettare il pure di patate sul Monet? Il Pagliaio appartiene alla collezione del donatore e multimiliardario Hasso Plattner ed è esposto nella mostra permanente del Museo Barberini. L’opera non è protetta da vetri, il che ha permesso ai vandali facile accesso. Hanno dovuto infatti semplicemente scavalcare un cordone posizionato a trenta centimetri da terra, che segna il perimetro oltre il quale i visitatori non possono andare. All’azione hanno partecipato altre due persone che hanno girato il video poi postato sui social.
Chi sono gli attivisti di Last Generation
Chi sono dunque gli attivisti di Last Generation che hanno lanciato pure di patate sul Monet, imbrattato anche i Girasoli di Van Gogh e fatto pure un blitz alla Cappella degli Scrovegni a Padova? Come si legge sul loro sito, questi militanti fanno azioni di disobbedienza civile nonviolenta per chiedere azioni urgenti e concrete contro il collasso ecoclimatico. Come loro stessi dichiarano “L’Italia è distrutta dalla crisi climatica ed ecologica. Siamo tra i Paesi più colpiti in Europa e i prossimi anni saranno sempre peggio. Se non cambiamo rotta subito, presto non ci saranno più né cibo né lavoro, rischieremo di perdere le nostre case e sarà la gente comune a pagarne le conseguenze. L’ organizzazione sociale come la conosciamo ora rischia di essere spazzata via; scuole, ospedali, e tutte le infrastrutture collasseranno se non invertiamo subito la rotta. Abbiamo deciso di non arrenderci a questo destino e di intraprendere azioni di disobbedienza civile nonviolenta. Non possiamo più stare ad aspettare, è ora di agire“.