Come sta Salman Rushdie? A farlo sapere è il suo agente nel corso di un’intervista al Pais rilasciata dal New York Times: stando alle sue parole, dopo l’accoltellamento della scorsa estate, lo scrittore avrebbe perso l’uso di un occhio e di una mano. “Le sue ferite sono profonde e ha perso la vista da un occhio. Aveva tre ferite gravi sul collo. Una mano è immobilizzata perché i nervi sul braccio sono stati recisi. E ha circa altre 15 ferite sul petto e sul torso. È stato un attacco brutale”, ha dichiarato Andrew Wylie. L’uomo si è rifiutato di dire se Rushdie sia ancora ricoverato in ospedale, sottolineando che la cosa più importante è che sopravviverà all’aggressione. A colpirlo, il 12 agosto scorso, era stato un ragazzo del New Jersey, a causa dei suoi scritti ritenuti blasfemi nei confronti dell’Islam, per i quali lo scrittore era stato già condannato a morte da Khomeini nel 1989.

Salman Rushdie accoltellato a New York durante un evento letterario: come sta?

È il 12 agosto 2022 quando Salman Rushdie, salito sul palco nel corso di un evento letterario alla Chautauqua Institution, nello Stato di New York, viene aggredito con un’arma da taglio da Hadi Matar, un 24enne del New Jersey, che lo colpisce sul collo e sull’addome. Lo scrittore riesce a salvarsi grazie al tempestivo intervento della polizia, ma le sue condizioni sono all’inizio molto gravi e viene trasportato in ospedale in elicottero, mentre l’aggressore viene arrestato. “È stata una cosa assolutamente orribile a cui assistere”, aveva dichiarato in quell’occasione un testimone, secondo cui – dopo essere corso sul palco dalla parte sinistra della sala – l’aggressore aveva “colpito ripetutamente” lo scrittore.

Ma perché aveva deciso di farlo? Tutto era iniziato nel 1989. Il 14 febbraio, l’ayatollah Ruhollah Khomeini, il leader politico e religioso dell’Iran, aveva emesso contro lo scrittore indiano naturalizzato britannico Salman Rushdie, una condanna a morte sottoforma di fatwa, una sentenza emessa dall’autorità religiosa e vincolante per i musulmani. Il motivo erano “I versetti satanici”, un romanzo ritenuto blasfemo da Khomeini, in cui lo scrittore aveva rivisitato alcuni aspetti della cultura e religione islamica.

Informo tutti i buoni musulmani del mondo che l’autore dei Versi satanici, un testo scritto e pubblicato contro la religione islamica, contro il profeta dell’Islam e contro il Corano, insieme a tutti gli editori e coloro che hanno partecipato con consapevolezza alla sua pubblicazione, sono condannati a morte – aveva dichiarato in diretta radiofonica -. Chiedo a tutti i coraggiosi musulmani, ovunque si trovino, di ucciderli immediatamente, cosicché nessuno osi mai più insultare la sacra fede dei musulmani. Chiunque sarà ucciso per questa causa sarà un martire per il volere di Allah.

Due anni dopo la fatwa, l’11 luglio 1991, Itoshi Sagurashi, che aveva lavorato alla traduzione del libro in giapponese, era stato ucciso nel suo ufficio all’università di Tokyo. Una settimana prima, a Milano, il traduttore italiano Ettore Capriolo era stato accoltellato e picchiato da uno sconosciuto assalitore. Due anni dopo, nel 1993, l’editore norvegese del libro, William Nygaard, era stato ferito con tre colpi di pistola fuori dalla sua casa di Oslo. Anche l’aggressione di Rushdie viene fatta risalire alla fatwa del 1989, come ha confermato lo stesso aggressore, sostenendo di aver tentato di uccidere lo scrittore perché “ha attaccato l’Islam”. Comunque, nonostante le gravi ferite riportate, a seguito delle quali avrebbe perso l’uso di un occhio e di una mano, stando a quanto riferito ora dal suo agente, sembra che lo scrittore riuscirà a sopravvivere all’attacco.