Francesco Lollobrigida, ex capogruppo di Fdi al Senato e nuovo ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, ha raccontato in un’intervista i motivi alla base del cambio di nomenclatura nel suo dicastero, al centro di una sfumata battaglia politica.

Il senatore romano ha confermato il parallelismo con la Francia, che riporta la dicitura “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”, spiegando dunque quale sia il concetto alla base del suo impegno nel nuovo governo Meloni.

Lollobrigida ritorna sul concetto di “sovranità alimentare”

A poco più di 36 ore dalla sua nomina a ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida è già chiamato a difendersi pubblicamente sulla scelta di modificare il nome del dicastero. Partendo proprio dalla dicitura, Lollobrigida chiarisce subito:

È identica a quella del ministero dell’Agricoltura francese. Sa perché lo abbiamo copiato? Perché la Francia ha la capacità di difendere i propri interessi nazionali. E credo che ogni nazione dovrebbe avere il dovere e il diritto di difendere le proprie eccellenze alimentari

Una scelta pienamente rivendicata (“Anche Slow Food – associazione italiana no profit – ha avuto parole di apprezzamento”) a scapito di chi ci rivede quei richiami al passato con cui Fratelli d’Italia si trova a fare i conti dal 26 settembre (e prima se consideriamo la fiamma nel simbolo). L’unico obiettivo dietro a tale modifica è l’applicazione diffusa della difesa dei principi nazionali: in accordo anche con un altro cambio nominativo, quello del ministero dell’Economia (che ora integra la denominazione “Made in Italy”):

Sovranità alimentare significa tutelare l’economia e rimettere al centro della produzione il rapporto con i coltivatori non solo per proteggere una parte della filiera agroalimentare, ma la cultura rurale. Se la sinistra trova questa dicitura così negativa perché non ha obiettato nulla quando ha firmato il protocollo d’intesa con la Francia in cui c’era anche il Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire?

Il dovere e il diritto di difendere le proprie eccellenze alimentari, dunque, ma come si applicherà alle politiche agricole e del cibo? Ci sarà una sorta di discriminazione verso i prodotti stranieri? Preservare il nostro patrimonio enogastronomico non può significare “autarchia e protezionismo”, ma piuttosto “tutelare l’economia e rimettere al centro della produzione il rapporto con i coltivatori”.

Un secco “no” contro le “degenerazioni della globalizzazione” come l’hamburger sintetico. Al contrario, pieno sostegno a una cultura rurale che è la base alimentare dell’Italia: perché l’importante non è nutrirsi, ma avere una filiera del cibo certificata e protetta, per farlo serve uno stretto legame con il territorio.

Infine un ultimo passaggio sugli aspetti positivi, oltre alle critiche che hanno coinvolto anche il cambio di logo: Lollobrigida, infatti, ha ricevuto anche apprezzamenti da categorie agricole e, rimarca «da cittadini che approvano l’idea mirata a difenderli dalle degenerazioni della globalizzazione». E chiarisce perché:

La tendenza che vogliono far passare è che l’importante è nutrirsi. A prescindere da dove e come viene prodotto il cibo. Ma noi non possiamo accettarlo. Il prodotto italiano è un’eccellenza nel mondo. E il legame con il territorio è di primaria importanza.