Mind-Vr è un progetto di ricerca creato con lo scopo di offrire supporto psicologico al personale sanitario colpito da traumi dovuti alla pandemia da Covid-19 utilizzando la realtà virtuale.

Il progetto è nato dalla mente di Federica Pallavicini, ricercatrice presso l’università degli studi di Milano-Bicocca, dipartimento di Scienze umane per la formazione Riccardo Massa e direttrice scientifica del laboratorio di ricerca Gamers Vr Lab. Mind-Vr prende il via già a Marzo 2020 proprio in piena emergenza Covid-19.

Insieme alle colleghe Fabrizia Mantovani e Chiara Caragnano abbiamo presentato l’idea e vinto la seconda edizione del bando BiUniCrowd del nostro ateneo, spiega Pallavicini che continua dicendo:

“Ci siamo immediatamente rese conto dell’impatto psicologico che avrebbe avuto la pandemia sul personale sanitario che in quelle prime settimane, diventate poi mesi, si è dovuto occupare di una crisi sanitaria senza precedenti. L’idea è stata quella di sfruttare le potenzialità della realtà virtuale, forte di evidenze scientifiche pubblicate in oltre trent’anni studi, per creare programmi di gestione dello stress e dell’ansia da fornire poi gratuitamente, sia in italiano che in inglese, agli operatori sanitari”.

In pochi mesi il team ha realizzato un contenuto di psico-educazione su stress e ansia in realtà virtuale e Pallavicini ha seguito personalmente il design e la creazione dei contenuti dell’esperienza, mentre la realizzazione tecnica, grazie ai 5.000 euro raccolti con una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding, è stata seguita in collaborazione con AnotheReality.

Realtà virtuale traumi Covid-19: come funziona

Utilizzando un Meta Quest 2, l’utente viene proiettato su un’isola deserta e, fra le palme ed il rumore del mare, è condotto lungo un percorso interattivo costruito per favorire la conoscenza delle caratteristiche fondamentali di stress e ansia. Rifacendosi ai principi della terapia cognitivo-comportamentale, l’esperienza offre all’utente elementi per conoscere queste condizioni e fornire i primi strumenti per poterle gestire.

“All’interno di questo tipo di approccio, in tutti gli interventi di psicoterapia, la prima e fondamentale parte è quella di psico-educazione, ovvero spiegare al paziente in cosa consiste il suo disturbo, quali sono i sintomi, quali sono i meccanismi che mantengono i sintomi e quale sarà il percorso per approcciare il problema”.

I benefici di chi lo ha provato

Eleonora Orena è una psicologa e ricercatrice con specifiche competenze in anestesia e neurochirurgia. Lavora all’istituto neurologico Carlo Besta di Milano e segue il progetto Mind-Vr sin dal suo inizio.

Francesca invece è un medico specializzando in anestesia e terapia intensiva e ha provato per la prima volta il visore in occasione del progetto Mind-Vr.

“L’ho utilizzato un sabato, nel tardo pomeriggio. Avevo alle spalle una situazione molto stressante dovuta alla mia vita personale e ho sentito un forte beneficio”. Un ulteriore risultato positivo che il team Mind-Vr ha potuto notare è stato il benefico potere rilassante che l’esperienza ha prodotto nell’utente. L’esperienza psico-educativa ha portato quasi tutti i 50 medici e infermieri coinvolti nel test a sentirsi meno stressati e ansiosi.

“I rumori di fondo, il costante suono delle onde del mare, mi hanno aiutato tantissimo a rilassarmi” racconta Chiara, terapista occupazionale al centro Alzheimer. “Il visore riusciva a darmi quei 10-15 minuti di tranquillità che poi mi venivano prolungati per tutto il resto della giornata e mi dava modo di non riversare la frustrazione lavorativa nell’ambiente domestico”.

Chiara, Francesca e tanti altri loro colleghi hanno vissuto la pandemia come un evento traumatico. Nonostante sia passato molto tempo dai giorni caldi della prima ondata e per alcuni di loro il periodo passato nelle strutture adibite ai pazienti Covid-19 sia stato anche relativamente breve, mentre parlano a tutti immancabilmente si rompe la voce. “Sarei assolutamente favorevole all’utilizzo del visore in maniera costante”, conclude Chiara.

I risultati sono stati molto positivi, tali per cui anche Marco Gemma, primario della terapia intensiva, neuroanestesia e rianimazione, che inizialmente manifestava perplessità nell’utilizzo di nuove tecnologie in sostituzione alle più tradizionali somministrazioni farmacologiche, si è detto piacevolmente sorpreso dalle evidenze ottenute: “Credo che la realtà virtuale possa essere la chiave di volta per poter migliorare la vita degli operatori sanitari e una chiave di volta per cambiare alcuni atteggiamenti terapeutici nei pazienti, ha dichiarato. Ho sperimentato l’applicazione della realtà virtuale su adulti e bambini che andavano incontro a procedure fastidiose e dolorose, e ho potuto notare risultati che onestamente non mi sarei mai aspettato”.

La realtà virtuale usata a casa

Sia nell’istituto milanese che al centro Alzheimer Gazzaniga, in provincia di Bergamo, attualmente è in fase di test un protocollo che prevede l’uso della realtà virtuale direttamente a casa degli operatori sanitari, nella tranquillità dell’ambiente domestico.

L’obiettivo futuro per le ideatrici di Mind-Vr è portare in sempre più ospedali realtà virtuale e videogiochi commerciali per offrire alle diverse tipologie di pazienti un supporto psicologico gratuito, efficace, creato con forti basi scientifiche e con tecnologie sempre più fruibili, coinvolgenti e soprattutto non stigmatizzanti.