Dopo quasi dodici ore di trattative, è arrivato a notte fonda l’accordo tra i leader europei per far fronte alla crisi energetica. “Prevalgono unità e solidarietà – ha twittato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dando la notizia dell’intesa -. Si è deciso di lavorare su misure per contenere i prezzi dell’energia per famiglie e imprese”. Mentre l’ex premier Draghi, lasciando l’Europa Building, ha commentato: “È andata bene”.

Accordo gas Europa: le nuove misure

L’accordo raggiunto nelle scorse ore dal Consiglio Europeo mette nero su bianco “l’urgenza delle decisioni concrete” da prendere sul gas, con una serie di nuove misure che includono una piattaforma di acquisti comuni e un nuovo parametro di riferimento per il prezzo che non sia il Tft. Il binario da seguire resta quello proposto dalla Commissione il 18 ottobre scorso. Le misure, nel concreto, non cambiano: si va dall’acquisto congiunto e volontario di gas – obbligatorio per una quota del 15% del volume totale degli stoccaggi in Europa – all’incentivazione delle rinnovabili fino a un price gap al gas nella generazione di elettricità (il cosiddetto modello iberico, che potrebbe portare a un nuovo Sure per l’energia). Nelle conclusioni si domanda alla Commissione di fare “un’analisi dei costi e benefici sulla misura” (il price gap) che, per compensare il differenziale tra prezzo amministrato e prezzo di mercato, comporterebbe un peso eccessivo sui conti pubblici di diversi Paesi membri. Come ha fatto sapere Michel, l’accordo prevede “la mobilitazione di tutti gli strumenti, sia nazionali ma anche dell’Ue, per sostenere gli sforzi per gli investimenti e l’insieme di misure per lavorare per proteggere il mercato interno”. Misure che soddisfano anche Draghi che, all’uscita dell’Europa Building, intercettato da Ansa, ha commentato: “È andata bene”.

Le dichiarazioni dei leader dopo l’accordo

Uno dei primi a commentare il risultato ottenuto dopo le lunghe trattative è stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che in conferenza stampa ha dichiarato che i leader hanno lavorato per la mobilitazione di tutti gli strumenti, nazionali e non, per affrontare la crisi energetica. “Sono fiducioso che a breve si sentiranno gli effetti di quest’intesa – ha commentato -. Dovremo cercare di attuare quanto prima queste misure. Abbiamo già dato un segnale ai prezzi. Si continuerà a lavorare sugli investimenti, ci sono delle capacità che possono essere mobilitate per aumentare gli investimenti, fa tutto parte dello stesso quadro di lavoro. Abbiamo la volontà di trattare tutti gli argomenti legati all’energia insieme”.

Ottimista anche il presidente francese Emmanuel Macron, che ha spiegato che la Commissione entro l’inizio di novembre “si esprimerà molto chiaramente sul price cap”, mentre “si andrà avanti spediti anche sulla solidarietà finanziaria”. Secondo lui, su quest’ultimo punto le opzioni sono due: uno Sure 2 oppure utilizzare i prestiti ancora disponibili (circa 200 miliardi) oggi nel quadro del RePowerEu, “dando un po’ di flessibilità”. Qualche concessione è arrivata anche dalla Germania: “Il focus è sui fondi che già abbiamo ma sul nuovo debito vediamo che si può fare”, ha detto Olaf Scholz lasciando il vertice. 

Dal canto suo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha commentato così l’intesa: “La discussione si è concentrata sul modo in cui limitare l’impennata dei prezzi del gas”, sia attraverso “lo sviluppo di un indice complementare al Ttf, che rifletta in modo più adeguato le condizioni del mercato del gas”, sia attraverso “un meccanismo temporaneo per limitare i prezzi”. I leader, ha sottolineato, hanno discusso, inoltre, “le opportunità e le sfide” del cosiddetto modello iberico, ossia un tetto al prezzo del gas nella produzione dell’elettricità, e hanno convenuto di analizzarne “l’impatto finanziario”. “La prima misura” del piano sull’energia sul quale è stato raggiunto l’accordo, ha aggiunto, “riguarda l’acquisizione congiunta di gas in merito alla quale è prevista una soglia obbligatoria del 15%, che quindi verrà compreso nella domanda aggregata europea”. E ha concluso: “Abbiamo destinato 40 miliardi di euro” da fondi di coesione non utilizzati “per sostenere piccole e medie imprese e grandi imprese”.