C’è una recessione in arrivo. E l’Ue ha già perso troppo tempo. Deve subito agire con le misure contro il caro energia, a partire dal tetto al prezzo del gas. Ma non basta.
“Deve mettere a disposizione degli Stati un fondo comune non solo per gli investimenti ma anche per i mitigare i prezzi“. E “i Paesi devono avere lo stesso spazio fiscale non solo per una questione di solidarietà ma anche per salvaguardare il mercato unico. Altrimenti, se l’Ue si divide in questo momento cruciale, sarà una vittoria per Putin. Perché è questo ciò che vuole”
Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si è rivolto ai suoi omologhi al vertice Ue che è ancora in corso a Bruxelles. Chi l’ha ascoltato l’ha definito un intervento duro, diretto.
Com’è ormai d’abitudine quando si parla di energia e di fondi comuni. E questo sarà l’ultimo intervento di Draghi da premier al Consiglio europeo.
Vorrebbe tornare in patria con un accordo sull’energia. “Fosse per me, per la stima che abbiamo di lui sarebbe immediato“, ha rivelato un funzionario Ue.
Price cap gas. Troppe divisioni
“Non sarà facile ma ci sono tutti gli elementi per arrivare a un accordo. Dobbiamo mandare un messaggio forte ai nostri cittadini”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al suo arrivo al vertice.
“Sul tavolo ci sono due proposte per un tetto ai prezzi: il price cap al Ttf e al gas per la produzione dell’elettricita‘”, ha spiegato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Ma, nonostante tutti riconoscano che rispetto al summit di Praga siano stati fatti dei passi avanti (se non altro c’è una proposta di cui discutere), l’intesa sembra ancora lontana.
L’elemento di tensione è ovviamente il price cap. Da una parte i promotori che lo vorrebbero più reattivo (che non sia limitato dalle condizioni poste dalla Commissione). I detrattori lo vedono come minaccia alle forniture.
Lo ha spiegato chiaramente il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, prima di entrare alla riunione. “È sempre meglio avere il gas a un prezzo alto che non averlo proprio“, ha affermato.
Tutti contro la Germania. Paure di ritorsioni
Il timore è che un price cap lascia spazio all'”Asia affamata“ che comprerebbe tutto lasciando l‘Europa a secco. Per questo Vienna preferisce il modello spagnolo: dove il price cap è amministrato in bolletta (i fornitori lo vendono a prezzo di mercato, lo Stato mette la differenza). Un modello che non piace a Grecia e Italia perché vorrebbe dire un impressionante sforzo in termini fiscali.
Ma nel Palazzo Europa quando si parla di contrari al price cap i riferimenti vanno a Germania e Paesi Bassi. La prima ora accusata anche di essere egoista e di mettere a rischio la tenuta dell’Unione con le sue politiche di sussidi statali.
Accuse che il cancelliere Olaf Scholz respinge con toni a cui Berlino non ricorreva da tempo: “Siamo il più grande sostenitore dell’Europa, paghiamo il 26% del bilancio europeo. E abbiamo sviluppato meccanismi di solidarietà comuni, quali il Next Generation Eu. Tra l’altro molti di quei fondi non sono stati ancora usati e si devono usare“.
Sul tetto al prezzo dal gas è la raccomandazione è la solita: “Non dobbiamo mettere a rischio l’approvvigionamento”.
Scholz propone quindi di investire più sugli acquisti congiunti, coinvolgendo anche partner fuori Ue, in Asia in particolare. Inamovibile il suo alleato, il premier olandese Mark Rutte. “Dobbiamo dare mandato alla Commissione di valutare ulteriori opzioni“, ha insistito.
Dall’altra parte il premier spagnolo, Pedro Sanchez, punta a negoziare fino alla sfinimento. “Se per convicerlo dobbiamo restare qui fino a fare colazione insieme, io sono pronto”, ha avvertito.
Anche la Francia contro i tedeschi
Il segnale della frattura arriva però da quella che era per antonomasia il simbolo dell’unità europea: l’amicizia franco-tedesca. Sono giorni di gelo che hanno portato persino al rinvio del Consiglio franco-tedesco.
“Non va bene che un Paese si isoli e penso che il nostro ruolo sia quello di fare di tutto per l’unità europea e affinché la Germania ne faccia parte. Spero davvero che si possa trovare questa convergenza. Andiamo avanti“, ha detto il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, che mercoledì riceverà Scholz a Parigi (lunedì pranzerà a Roma con il presidente Sergio Mattarella e forse incontrerà la neo premier Giorgia Meloni).
Intanto però prima del vertice ha tenuto un incontro con Spagna e Portogallo per decretare l’abbandono del progetto MidCat, ovvero il gasdotto dalla Spagna alla Germania non voluto dalla Francia, “e di creare invece, in via prioritaria, un Corridoio dell’energia verde che colleghi Portogallo, Spagna e Francia con la rete energetica dell’Ue“. Un altro schiaffo a Berlino.