Un giornata di fuoco. L’ennesima. Ma questa è di quelle che non si può dimenticare, persino peggiore di quella del “foglietto” dove c’erano insulti e accuse alla futura presidente del Consiglio. O anche della lista dei ministri detta così in mezzo alla strada, senza nemmeno uno straccio di accordo vero.
Tutto peggiore perché delle frasi fuori luogo o, come preferiscono dire a Forza Italia, “delle frasi rubate“, non se ne è parlato solo in Italia, ma hanno fatto il giro del mondo, esponendo la Meloni e tutto il centrodestra ad una situazione davvero imbarazzante. e perfino fragile.
Era proprio quello che voleva evitare Giorgia Meloni, di creare frizioni e situazioni traballanti all’esterno prima che nasca un governo che, al momento, ancora non c’è. La leader di Fratelli d’Italia sapeva bene del secondo audio già dalla giornata di ieri, ma non sapeva i contenuti, li ha scoperti nella tarda mattinata e aveva previsto che sarebbe successo il finimondo.
Si sussurra che Berlusconi abbia tentato più volte di mettersi in contatto con la Meloni, ma senza successo. Lei, Giorgia, era furibonda, da un lato quasi rassegnata, tanto che nel pomeriggio, si pensava addirittura che ci fosse la volontà di mollare tutto e andare verso nuove elezioni, ma era solo una diceria, frutto di qualche leggera e giustificata isteria istantanea di fronte all’ennesimo pasticcio del Cavaliere.
Audio Berlusconi. La nota di Giorgia
“Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara. Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”.
Giorgia Meloni affida a una nota la linea estera che condizionerà il suo esecutivo sciogliendo ogni dubbio e intervenendo dopo le frasi di Berlusconi contenute nei due audio pubblicati e diffusi dall’agenzia LaPresse
“L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi. Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo. La prima regola di un governo politico che ha un forte mandato dagli italiani è rispettare il programma che i cittadini hanno votato
Audio Berlusconi. L’incontro e l'”aut aut”
Appena è uscito l’audio, la Meloni ha bloccato tutto per alcuni minuti. Doveva incontrare papabili ministri e continuare a parlare e preparare la linea guida prima delle consultazioni. Ma per alcuni minuti è rimasta basita e senza parole mentre andava in diretta la trasmissione di Mentana. I suoi collaboratori hanno faticato parecchio per farla calmare. Nemmeno Matteo Salvini, sentito diverse volte durante la giornata, era riuscito a tranquillizzarla.
La nota diffusa in serata, si racconta nelle stanze di via della Scrofa, era stato pensato molto più duro e incisivo rispetto a quello che è uscito, proprio perché la tensione era alta anzi, altissima, ma alla fine ha prevalso il buon senso, anche se proprio delicata la nota non era.
Un messaggio che chissà se Berlusconi avrà mai recepito, visto quello che ha combinato nelle ultime ore. Lui, il Cav, fino a tarda serata ha provato a spiegare, anche se sta cominciando a sospettare che una corrente numerosa e rumorosa voglia scalzarlo dal ruolo di leader assoluto.
La Meloni si è sentita con Tajani, al quale ha riferito che non accetterà più nessun tipo di “fuoribordo” o di parola fuori posto da parte degli alleati. Si dice che Berlusconi alla fine ci sia riuscito a parlare con la Meloni, ma su questo non ci sono conferme di nessun genere. Ad ogni modo, alla vigilia delle consultazioni, ci potrebbe essere un vertice a Roma, sempre a via della Scrofa, stavolta con Matteo Salvini presente con la presidente di Fratelli d’Italia e lo stesso Cavaliere.
C’è ancora non si dà pace per quegli audio diffusi con così tanta leggerezza. “In quella sala c’erano non solo i parlamentari ma almeno 60-70 persone…ho dei sospetti” su chi ha diffuso l’audio, “che ovviamente tengo per me“. Così Giorgio Mulè, neo vicepresidente della Camera, a Porta a Porta parla dell’audio pro Putin di Silvio Berlusconi diffuso dalla riunione dei deputati di ieri. “L’audio dura 4 minuti, in un discorso che durava 45 minuti, ma non è un’adesione alle idee putiniane“, assicura.
Tensioni e preoccupazioni in Europa
Le parole di Berlusconi non hanno fatto piacere a Bruxelles, ma soprattutto nel Ppe, il partito popolare europeo di cui Forza Italia fa parte, con Tajani che nelle prossime ore dovrà dare spiegazioni ai suoi alleati europei che fremono e hanno il timore che qualcosa possa accadere. Anche dagli Stati Uniti si sollevano un po’ di dubbi, anche se le parole della Meloni nella sua nota, sottolineando più volte la “linea atlantista dell’Italia”, non dovrebbero esserci di alcun tipo.
E Silvio Berlusconi prova a mettere delle toppe a quella che orami sembra una vera voragine: “In 28 anni di vita politica la scelta atlantica, l’europeismo, il riferimento costante all’Occidente come sistema di valori e di alleanze fra Paesi liberi e democratici sono stati alla base del mio impegno di leader politico e di uomo di governo. Come ho spiegato al Congresso degli Stati Uniti, l’amicizia e la gratitudine verso quel Paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre. Nessuno, sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in discussione questo. Non può certamente permettersi di farlo la sinistra, che tante volte è stata dalla parte sbagliata della storia. Tantomeno la sinistra del Partito Democratico, che anche alle ultime elezioni, meno di un mese fa, era alleata con i nemici della NATO e dell’Occidente“.
Servirà? La sensazione è che in Forza Italia fervono i preparativi di un cambio di potere sul ponte di comando e queste sono delle avvisaglie assai pericolose. Per la Meloni, per il Governo che sta nascendo e per il destino del Belpaese, legato sempre più al gossip politico che a cercare di risolvere i problemi degli italiani che sono troppi e tanti da gestire.