Guai giudiziari per Vincenzo “Niko” Pandetta, il trapper neomelodico conosciuto per il suo legame di parentela con il boss catanese Turi Cappello. Il 31enne cantante è stato infatti arrestato dagli agenti della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Milano.
Sulla sua fedina penale pesa la condanna a 4 anni per spaccio ed evasione, confermata nei giorni scorsi dalla Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dai legali di Pandetta.
Niko Pandetta, il suo rapporto melodico con le autorità
In questi giorni si sono aperte le porte del carcere di Opera per il trapper Niko Pandetta, trapper premiato con il disco d’oro per il singolo “Pistole nella Fendi” e colpevole di spaccio ed evasione secondo la giustizia di Milano.
Il cantante si era infatti reso irreperibile dopo la pronuncia della Cassazione, prima di essere stato fermato in zona Quarto Oggiaro (periferia nord-ovest del capoluogo) dagli agenti.
Nelle sue hit il 31enne di origini siciliane raccontava il suo rapporto con le forze dell’ordine, celebre la strofa “maresciallo non ci prendi” proprio nel singolo “Pistole nella Fendi“. Sui propri profili social il trapper aveva aggiornato i suoi fan sulla vicenda, ironizzando sull’accaduto indossando una finta divisa da carabiniere.
L’ultimo post su Instagram del cantante sembrava però essere molto meno irriverente, come se avesse preso coscienza della realtà:
Sono cambiato ma pagherò il mio passato finché ci sarà da pagarlo. Non fuggo più né dalla polizia né dalle mie responsabilità
Il suo rapporto con la malavita è sempre stato oggetto di forti discussioni nell’opinione pubblica, anche in occasione di un paio di uscite non particolarmente felici avvenute nel 2019.
La prima riguardò un commento sui giudici Falcone e Borsellino, condiviso anche dal collega in studio Leonardo Zappalà, durante un programma sulla Rai, in cui definì la loro morte una “conseguenza per le loro scelte di vita”.
Poi il suo concerto di Natale in un locale di Fisciano, in provincia di Napoli, dove espresse un pensiero speciale ai pluricondannati mafiosi vittime dell’articolo 41bis (“Con la speranza che presto possano tornare alla loro libertà e alle loro famiglie, facciamo un applauso forte”).