Nuova operazione della Guardia di Finanza anti ‘Ndrangheta nel Nord Italia, con base a Verona. Quattro persone sono state portate in carcere e 9 milioni di euro sono stati sequestrati a seguito del “solito” vortice di false fatture e infiltrazione nel tessuto economico veneto.

L’indagine ha toccato anche il Trentino, uno degli indagati infatti (P.D.S.) è nato a Rovereto e le sue società secondo il registro delle imprese della camera di commercio sono ubicate nella città della Quercia.

Anche lui come altre 3 persone è indagato per riciclaggio, autoriciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, provvedimenti tutti aggravati dal metodo mafioso avendo appunto questi agito nell’interesse delle locali di ‘Ndrangheta. Nel suo caso non è stato però applicato l’arresto ma solo l’ obbligo di dimora presso il comune di residenza.

A seguito di complesse indagini dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, Martedì 18 Ottobre la Direzione Investigativa Antimafia ed il Nucleo di Polizia Economico-Finanzia di Verona, sono state delegate ad eseguire, nelle province di Verona, Mantova e Trento, quattro misure cautelari personali e il sequestro di beni per un valore di oltre 9 milioni di euro che rappresentavano dunque il profitto degli illeciti tributari e del riciclaggio, così come disposto con ordinanza dal giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Venezia.

‘Ndrangheta Nord Italia: l’operazione

Nell’operazione, tuttora in corso, tra il Veneto, il Trentino Alto Adige e la Lombardia, sono impegnati oltre 40 militari ed agenti della Guardia di Finanza e della Direzione Investigativa Antimafia.

Gli arresti sono una prosecuzione di attività investigative dirette dalla stessa Procura della Repubblica di Venezia – Direzione Distrettuale Antimafia- e delegate alla Direzione Investigativa Antimafia. 

Già dal primo momento si accertò l’operatività di un sodalizio criminale di stampo ‘ndranghetistico dedito alla commissione di numerosi delitti. In particolare, erano emersi concreti elementi di prova che una società, gestita dai tre soggetti, all’epoca arrestati, era stata strumentalmente utilizzata per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti di cui erano beneficiarie altre imprese riconducibili ad esponenti della criminalità organizzata di matrice calabrese operanti tra il Veneto e l’Emilia Romagna.

Sono così state avviate ulteriori indagini, tali da documentare gravi indizi relativi all’esistenza anche di altre società ritenute vicine alla criminalità organizzata di tipo mafioso, interessate alla realizzazione di lavori, anche in appalti pubblici, principalmente nel settore edilizio.

Le successive verifiche svolte, avvalorate anche dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, hanno determinato l’apertura di un nuovo procedimento penale e l’esecuzione di complessi accertamenti bancari nei confronti di società esecutrici di lavori pubblici.

Queste nuove indagini, delegate dalla Procura di Venezia, in modo sinergico, alla Direzione Investigativa Antimafia e dalla Guardia di Finanzia del Comando Provinciale di Verona, sono state orientate all’attività di infiltrazione nel settore dell’edilizia in Veneto da parte di strutture locali di ‘ndrangheta afferenti, in particolare, alla cosca “Arena-Nicoscia”, operante solitamente a Isola di Capo Rizzuto, nel Crotonese. 

Gli approfondimenti della Guardia di Finanza

Gli approfondimenti eseguiti dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona, hanno riscontrato molte disamine contabili, indagini finanziarie, controlli incrociati, riscontri degli obblighi previdenziali sul personale dipendente, interpolazione con le evidenze antiriciclaggio e mappature delle cointeressenze societarie, unitamente alle contestuali verifiche fiscali avviate in parallelo che hanno permesso così di riscontrare concreti elementi che suggeriscono una effettiva presenza di elementi di contiguità con la ‘ndrangheta in alcune delle imprese oggetto di attenzione.

E hanno anche permesso di appurare anche la fittizietà di taluni rapporti tra le varie imprese per la realizzazione di opere o la prestazione di servizi e di accertare, tra l’altro, la destinazione dei flussi finanziari a favore di imprese con sede in Calabria, rappresentate o riconducibili ad ambienti della criminalità organizzata locale.