A pochi giorni dall’uscita nelle sale italiane del docu-film “Sergio Leone. L’italiano che inventò l’America”, Clint Eastwood ha parlato al Corriere del suo rapporto con il regista e di come egli abbia influenzato la sua carriera di attore.

Clint Eastwood su Sergio Leone e i suoi film

L’attore americano, iconico volto della “Trilogia del dollaro” di Sergio Leone, ha raccontato in un’intervista il rapporto che lo lega al regista, incontrato per la prima volta proprio in Italia.

Una magnifica interprete ci aiutò nella comunicazione perché all’epoca io non parlavo una parola d’italiano e Sergio non parlava una parola d’inglese. Ci capivamo a gesti. Abbiamo parlato di cinema, ho incontrato la sua famiglia. Ma eravamo concentrati sul film. Non potevo sapere che, al pari di Don Siegel, sarebbe stato l’uomo che più mi avrebbe influenzato come regista. Mi ha fatto amare l’ironia e l’amore per i paesaggi.

Dal primo incontro, all’avvento del western all’italiana negli Stati Uniti, vissuto da alcuni con riserva.

Nell’ambiente ognuno diceva che il western era un genere compiuto e non si poteva aggiungere altro. Ma era entrato in una zona opaca, manierata. Ci fu un cambio di prospettiva e gli spaghetti western furono considerati una rinascita. […] Questa novità che in un western possa non succedere nulla fu una cosa rivoluzionaria. Quei film fanno parte della storia del cinema, sembrano girati oggi, non sembrano vecchi, datati.

Si è abbandonato così ai ricordi, Clint Eastwood, spiegando anche perché aveva deciso di non accettare una parte in “C’era una volta il West”.

Ho sempre cercato di fare cose nuove, ed era venuto il tempo di provare qualcosa di diverso, e di parlare la mia lingua. Con Sergio non ci siamo separati, abbiamo preso filosoficamente strade diverse.

Infine, ha sottolineato la sua profonda ammirazione per Ennio Morricone. “Nessuno ha usato la musica come lui – ha affermato l’attore -, cambia lo stile, l’approccio, le sue melodie sembra che aggiungano frasi alle sceneggiature, sono suoni che parlano. Un sacco di trombe e poi bum, i cavalli nitriscono. […] Ennio è stato uno splendido compositore, ha vinto due Oscar, uno glielo consegnai io”.

Ennio Morricone riceve l’Oscar alla Carriera da Clint Eastwood nel 2007 (foto di Ansa).

“Sergio Leone. L’italiano che inventò l’America”: il docu-film che ricorda il regista a 30 anni dalla sua scomparsa

È attesa per il prossimo 20 ottobre l’uscita nelle sale italiane del docu-film in memoria del regista italiano, scomparso 30 anni fa, dal titolo “Sergio Leone. L’italiano che inventò l’America”, che raccoglie centinaia di testimonianze inedite da parte di personaggi del mondo dello spettacolo. Ripercorre, in questo modo, non solo la biografia e carriera di Leone, ma anche le sue scelte narrative ed estetiche, cercando di indagarne le ragioni più profonde e restituendo una produzione che permette di conoscere il regista a 360 gradi. Così Francesco Zippel, che ha diretto il lungometraggio:

Sergio Leone è legato ad uno dei miei primi e più preziosi ricordi da spettatore. Facevo le elementari e un giorno mio padre mise nel videoregistratore la cassetta de ‘Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo’. Fu una folgorazione totale. Fu proprio in quel giorno che il cinema passò dall’essere uno svago di bambino ad una vera e propria passione per me. Quando Raffaella Leone mi ha proposto di raccontare suo padre in un documentario, ho avuto l’impressione che tutto stesse tornando al suo posto.