Quota 41 per tutti ultimissime. Si avvicina la formazione del nuovo governo Meloni e iniziano a prendere corpo anche le ipotesi legate alla riforma delle pensioni.

Quota 41 per tutti ultimissime

La Lega insiste su Quota 41.  “Noi abbiamo già promesso che dopo dieci anni dalla legge Fornero, con nessun governo che ha mai cambiato nulla e con il Pd che ha sempre bloccato il mercato del lavoro in uscita, avremmo fatto una riforma strutturale con quota 41”. A sottolinearlo in tema di riforma delle pensioni il parlamentare della Lega Claudio Durigon intervenendo a margine della festa Aepi.  “Con quota 100 – ricorda – abbiamo costruito una possibilità che ha visto l’adesione di 400mila lavoratori che sono andati in pensione e anche all’epoca abbiamo già detto che ci sarebbe stata quota 41: sarà una riforma strutturale che insieme a opzione donna potrà dare risposte adeguate al paese sul fronte della flessibilità al mercato in uscita”, conclude. 

La nuova ipotesi

Fratelli d’Italia però non è in linea con gli alleati leghisti sul tema pensioni. E proprio in queste ore è spuntata fuori una nuova ipotesi. Via dal lavoro già a 58-59 anni e con 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% della pensione. E’ l’ipotesi – secondo quanto riporta Repubblica – che starebbe valutando Giorgia Meloni per superare definitivamente la legge Fornero.

La cosiddetta ‘Opzione Uomo’ – si sottolinea – permetterebbe da una parte di mantenere le promesse elettorali di Fratelli d’Italia su una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, dall’altra di realizzare una riforma senza compromettere in maniera eccessiva i conti pubblici. L’ipotesi si aggiungerebbe alla proposta di riforma previdenziale avanzata dalla Lega che invece prevede la cosiddetta ‘quota 41’.

L’idea è quella di una pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo: la possibilità di cessare l’attività lavorativa anticipatamente verrà controbilanciata da una riduzione nell’importo da percepire, che varierà dal 13 al 31%. Si tratta quindi di un’estensione di “Opzione Donna”, che tra l’altro dovrebbe scadere il 31 dicembre insieme a Quota 102.

Tridico

In merito alle ipotesi di riforma delle pensioni, “credo che siano tutte orientate a un principio giusto, ovvero quello di garantire una certa flessibilità in uscita, rimanendo ancorati tuttavia la modello contributivo”. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico a proposito dell’ipotesi quota 58-59 anni con 35 di anzianità per gli uomini con un assegno più basso. “Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi, se si va in questa direzione, si è abbastanza in linea rispetto a quello che si stava facendo”, ha aggiunto.

I sindacati

Freddezza da parte della Cgil a riguardo di questa ipotesi attribuita alla presidente di FdI Giorgia Meloni, cioè una riduzione del 30% dell’assegno pensionistico. “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile”, afferma il segretario della Cgil Maurizio Landini dell’assemblea nazionale dei delegati della Fillea-Cgil a Milano. “Credo – aggiunge Landini – che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico”. “Credo poi – sottolinea – che ci sia un altro tema di fondo per dare un futuro pensionistico a tutti i lavoratori: bisogna combattere la precarietà”.