L’Uganda cade in regime di lockdown per tre settimane al fine di contenere l’aumento di contagi dovuti all’epidemia di Ebola: al momento il blocco alle attività non indispensabili e il divieto d’ingresso ed uscita riguarderà i distretti di Kassandra e Mubende, focolaio della nuova ondata.

Il Presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha imposto il lockdown per due distretti della nazione a causa dell’imperversare dell’epidemia di Ebola.

Il blocco alle attività non indispensabili sarà esteso per tre settimane e riguarderà le regioni di Mubende e di Kassanda, in esse tutti i luoghi di divertimento ed intrattenimento, i bar, i pub, le discoteche e qualsiasi luogo di aggregazione e di culto verranno chiusi per evitare il più possibile il contatto tra persone e cercare di abbassare il rischio di contagio. Nelle stesse zone sarà in vigore il coprifuoco per le ore notturne.

La decisione è una parziale marcia indietro del governo ugandese, poiché solo qualche settimana fa il presidente della nazione aveva infatti affermato che la situazione non fosse così grave da richiedere misure estreme come la proibizione di aggregazione e quindi un lockdown. La motivazione di queste dichiarazioni risiedeva, secondo il presidente della regione di Mubende, nella natura non aerea del virus Ebola e che quindi non richiedeva le stesse misure adottate per il virus Covid-19. L’Ebola infatti si trasmette attraverso i fluidi corporei, con sintomi comuni quali febbre, vomito, sanguinamento e diarrea o dal contatto con materiale contaminato. Tuttavia nelle zone più popolose e negli ambienti urbani i possibili contagi sono difficili da contenere.

Il lockdown interromperà tutti i movimenti in entrata e in uscita dalle due regioni. Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, in carica dal 1986, ha specificato tuttavia che i camion merci potranno ancora entrare ed uscire dai distretti, ma tutti gli altri trasporti saranno fermati.

Nel discorso televisivo, la carica più alta dello Stato ugandese ha sottolineato la temporaneità di queste misure e ha poi esortato tutti i connazionali ad attenersi scrupolosamente a queste disposizioni per controllare la diffusione dell’Ebola nella nazione con queste parole:

“Dovremmo tutti collaborare con le autorità in modo da porre fine a questo focolaio nel più breve tempo possibile”.

Uganda lockdown Ebola: numeri in aumento

La nuova ondata di epidemia di questo virus in Uganda è iniziata all’inizio di Settembre proprio nel distretto di Mubende: la capitale Kampala della nazione conta più di un milione e mezzo di abitanti e dista solo 80 km dal focolaio. Al momento l’epidemia è circoscritta nei due distretti, motivo per cui il lockdown non è stato imposto all’intera nazione.

I numeri sulle vittime sono in costante aggiornamento anche se la precisione con i quali sono registrati è da considerare con cautela.

Secondo quanto riportato anche dal servizio di informazione britannico BBC, il Ministero della Salute ugandese ha registrato dal 20 Settembre 19 decessi su 58 casi registrati di febbre emorragica virale. L’emittente televisiva statunitense CNN invece parla di 29 persone uccise dal virus in 63 casi registrati, aumentando e non di poco la percentuale di fatalità del contagio.

Appare dunque evidente che i dati reali su morti e persone infettate potrebbero essere di gran lunga maggiori.

Nei giorni scorsi il Governo ugandese aveva già intimato i guaritori non professionisti di smettere di provare a curare i malati con procedure non ufficiali e aveva ordinato alla polizia di arrestare chiunque fosse sospettato di aver contratto il virus che si fosse rifiutato di mettersi in isolamento.

Prima di questa nuova ondata di casi, l’ultima morte registrata in Uganda a causa di una precedente epidemia di Ebola risale al 2019. Ed, inoltre, questo Paese non era stato coinvolto dal forte contagio del virus avvenuto dal 2014 al 2016 che ha invece colpito l’Africa occidentale e che ha mietuto più di 11 mila vite.

La particolare variante del virus attualmente in circolazione in Uganda è noto come “Sudan Ebola”: per essa al momento non esiste un vaccino. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che gli studi clinici potrebbero iniziare entro poche settimane sui farmaci per combattere quel ceppo.

Ovviamente l’aumento di misure di sicurezza getta in allarme la popolazione ugandese e non, dato che appare evidente un incremento dei casi e di difficoltà nel contenere la diffusione del temibile virus mortale.