Con un messaggio su Facebook l’avvocato Fabio Anselmo, il legale della famiglia Cucchi, ha comunicato la morte di Rita Calore, la madre di Stefano:
Non ce l’ha fatta. Questa mattina Rita Calore si è arresa per andare a riabbracciare Stefano. Il figlio mai perduto. Lo scrivo con tanta emozione e mi stringo al marito Giovanni e alla figlia Ilaria. Non mi viene altro da dire a questa grande famiglia.
La notizia ha raggiunto anche Ilaria Cucchi, neosenatrice tra le fila dell’alleanza Verdi-Sinistra italiana attualmente positiva al coronavirus.
Chi era Rita Calore, la madre di Stefano Cucchi
Rita Calore, madre di Stefano Cucchi, il geometra romano morto nel 2009 a causa dei pestaggi subiti dalle forze dell’ordine, è morta questa mattina dopo una lunga lotta contro la malattia che durava da almeno tre anni, a pochi giorni dal 13° anniversario della scomparsa del figlio.
Quello che è successo a me non è nulla rispetto a quello che hanno fatto a Stefano. Che sarà mai portare il busto, fare la chemio, i raggi
Intervista di Rita Calore a Repubblica nel 2020
Il suo ultimo highlight mediatico è datato aprile 2022, quando dopo 15 gradi di giudizio e oltre 160 udienze i poliziotti responsabili del pestaggio furono condannati per le percosse inflitte a Stefano Cucchi.
Lei stessa aveva raccontato alla stampa gli ultimi anni della vita del figlio, a cominciare dal percorso di riabilitazione all’interno di una comunità da cui era uscito come un uomo nuovo, migliore. Insomma, pronto a ricominciare da zero e a ricostruire la propria vita dopo i problemi di anoressia ed epilessia.
Poi la sera dell’arresto, il 15 ottobre 2009, quando Stefano era rincasato dopo un tradizionale allenamento di pugilato in palestra. La donna aveva sempre difeso il figlio da ogni forma di esposizione mediatica successiva alla morte, le accuse false che screditavano la sua memoria.
Altro tema del dibattito ha riguardato la decisione di mostrare le foto che ritraevano il volto tumefatto di Stefano, con lividi vistosi all’altezza degli occhi. Talmente sfigurato che “per una frazione di secondo ho fatto fatica a riconoscere mio figlio“.
Davanti a quel corpo abbiamo giurato che verità e giustizia sarebbero uscite fuori, l’avremmo fatto per lui