Nuova riforma pensioni. Via dal lavoro già a 58-59 anni e con 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% della pensione. E’ l’ipotesi – secondo quanto riporta Repubblica – che starebbe valutando Giorgia Meloni per superare definitivamente la legge Fornero.
Nuova riforma pensioni
La cosiddetta ‘Opzione Uomo’ – si sottolinea – permetterebbe da una parte di mantenere le promesse elettorali di Fratelli d’Italia su una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, dall’altra di realizzare una riforma senza compromettere in maniera eccessiva i conti pubblici. L’ipotesi si aggiungerebbe alla proposta di riforma previdenziale avanzata dalla Lega che invece prevede la cosiddetta ‘quota 41’.
Come funzionerebbe Opzione uomo
L’idea è quella di una pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo: la possibilità di cessare l’attività lavorativa anticipatamente verrà controbilanciata da una riduzione nell’importo da percepire, che varierà dal 13 al 31%. Si tratta quindi di un’estensione di “Opzione Donna”, che tra l’altro dovrebbe scadere il 31 dicembre insieme a Quota 102.
Coperture
Il nodo principale resta quello delle coperture. Complessivamente il costo per prestazioni previdenziali nel 2021 ha raggiunto i 312 miliardi. La voce che incide maggiormente sulle uscite è quella delle pensioni di anzianità/anticipate (il 56% del totale), seguita dalle pensioni di vecchiaia (il 18%) e dalle pensioni ai superstiti (14%).
Quota 41
Secondo le stime dell’Inps, per garantire le uscite con 41 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica servirebbero il solo primo anno ben 4 miliardi. Per i sindacati, e anche per la Lega, il costo non sarebbe superiore a 1,3-1,4 miliardi perché l’effettiva platea dei lavoratori che utilizzerebbero questa misura sarebbe notevolmente più bassa di quella potenziale. Sulla quale, però, la Ragioneria generale dello Stato sarebbe comunque chiamata a quantificare l’eventuale copertura finanziaria necessaria.