Il quotidiano La Stampa pubblica un’anticipazione del libro di Papa Francesco intitolato “Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza” a cura di Hernàn Reyes Alcaide (edizioni Piemme, in uscita martedì). In particolare, vengono elencati i punti salienti del pensiero sulla guerra in Ucraina e anche un cappello sul nucleare: entrambi temi su cui Bergoglio è tornato più volte nel corso delle sue omelie.
Chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra
Papa Francesco e il nuovo libro sulla guerra, nel mirino la classe politica
L’ultimo libro di Papa Francesco, che racconta la personale sofferenza nell’assistere alla guerra in Ucraina, è un appello diffuso senza destinatari precisi ma con un messaggio al contempo non fraintendibile: si faccia di tutto per arrivare la pace.
Bergoglio paragona la guerra al “fallimento della politica delle autorità locali, nazionali e mondiali”, poiché non si è fatto abbastanza per rallentarla fino a farla cessare. Non solo, ma si è incoraggiato l’uso sempre più massiccio delle armi, strumenti che “mette a rischio la sopravvivenza della vita umana sulla terra”. C’è poi il tema dell’informazione, spesso strumentalizzata per dare false speranze e illusioni ai cittadini, uno specchietto per le allodole per raggiungere i personali obiettivi (un riferimento implicito alla propaganda di Putin).
Successivamente il Pontefice restringe il campo all’Occidente, con milioni di coscienze messe davanti “alla cruda realtà di una tragedia umanitaria che già esisteva da tempo”, mostrando tutto l’orrore bellico. Francesco lo dice senza mezzi termini, è “una terza guerra mondiale a pezzi“, che tuttavia stanno diventando sempre più grandi fino ad assumere la forma di un conflitto globale.
L’incubo dell’atomica
Nessuna guerra è legittima per il capo del Vaticano, perché “non risolve mai i problemi che intende superare” sottolineando le violenze in Yemen, Libia e Siria che hanno lasciato Paesi più dilaniati di prima.
Poi il focus sulle armi nucleari, chiedendosi se davvero si è compreso la potenza distruttiva dell’atomica
Quali controlli ci sono? Come si pone freno alla logica che fa perno sull’accumulo di testate nucleari a fini di dissuasione?
“Un conflitto è una risposta inefficace: forse Yemen, Libia o Siria stanno meglio di prima? Se qualcuno pensa che combattere possa essere la risposta giusta è perch* sbaglia le domande”, si legge. Oggi, mentre chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra, considero inoltre la sua persistenza fra noi come il vero fallimento della politica. La guerra in Ucraina che ha messo le coscienze di milioni di persone del centro dell’Occidente davanti alla cruda realtà di una tragedia umanitaria che già esisteva da tempo e simultaneamente in vari Paesi, ci ha mostrato la malvagità dell’orrore bellico”.
Il richiamo al monito di Papa Paolo VI, rimasto attuale anche dopo cinquant’anni. Armi che “generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli”.
Ma in questo scenario quasi apocalittico Bergoglio fornisce anche la soluzione: “dialogo, negoziati, ascolto e una politica lungimirante“.