Era il 30 agosto scorso quando Domenico Berardi lasciò in lacrime il campo nella metà del secondo tempo in occasione di Sassuolo – Milan:

“Mi sono spaccato tutto”, sembrava infatti dire, sconsolato ai suoi compagni appena uscito.

Il bollettino ufficiale dopo poche ore ne decretava la presenza di una lesione al bicipite femorale della coscia sinistra. L’infortunio l’ha tenuto fuori dai campi da gioco quasi un mese e mezzo fino a quando ieri il problema sembrava essere definitivamente superato e invece no.

Berardi quando rientra: la dinamica

Berardi quando rientra: Al minuto 56 in Atalanta Sassuolo dopo circa 45 giorni di stop Dionisi fa rientrare il suo attaccante esterno al posto del giovane D’Andrea. E a pochi minuti dal suo ingresso in campo, Berardi ha rischiato di segnare un gran goal d’autore: soltanto la traversa gli ha impedito la gioia di esultare.

Ma al 76 esimo minuto mentre i calciatori dell’Atalanta attuavano un giro palla dalla loro retroguardia, proprio Berardi ha alzato la mano in senso di resa e ha chiesto al difensore neroazzurro Caleb Okoli di buttare la palla fuori per consentirgli di uscire anzitempo e permettere una nuova sostituzione al suo allenatore.

E così è uscito sconsolato dal campo per l’ennesima volta tra i fischi dei tifosi avversari e gli applausi dei suoi tifosi. Anche Gasperini in segno di sportività mentre il calciatore si defilava fuori dal campo gli si è avvicinato.

Berardi quando rientra: le parole dei Dionisi al termine della partita

Berardi quado rientra: non è ancora chiara l’esatta entità del problema fisico che dovrebbe essere di natura muscolare considerato che all’uscita al calciatore gli è stato applicato del ghiaccio sul flessore sinistro: eventuali esami svolti nelle prossime ore potranno gettare maggiore luce sulla situazione.

Intanto nel post partita ii microfoni di ‘Sky Sport’, Alessio Dionisi si è sentito di escludere l’ipotesi di una ricaduta per il suo giocatore.

“Non mi sento di confermare la ricaduta, ha sentito qualcosina. L’ho visto solo un po’ demoralizzato perché voleva giocare”.

Ora non ci resta da attendere i risultati degli esami, dai quali poi si dovranno iniziare le cure del caso. Il Sassuolo e Berardini attendono per ripartire nuovamente da capo. La lesione del bicipite femorale è un infortunio non da sottovalutare quando si manifesta, ma soprattutto dopo quando si rientra.

Il muscolo interessato e cioè il bicipite che si trova nel retro coscia anche se sollecitato per poco e con poca intensità può subire una infiammazione ai flessori del calciatore rientrante (quello che è potuto accadere ieri a Berardi) o una ricaduta di grado pari o maggiore di quella iniziale.

Questo tipo di infortunio è abbastanza noioso da combattere, perché si ripete, anche quando si è convinti d’averlo curato bene.

Lesione al bicipite femorale: ecco cosa prevede la terapia e i tempi di recupero

Questo tipo di infortunio si manifesta perché i quadricipiti (muscoli estensori): sono molto più forti rispetto ai bicipiti, (muscoli flessori), per cui si crea uno squilibrio di forza che può portare ad una lesione. Solitamente nel calciatore il danno è provocato proprio dal gesto di calciare”. Ma anche nei cambi repentini di direzione, quando si fanno gli scatti.

E’ importante, accettarsi attraverso esami strumentali quale tipo di lesione abbia contratto il calciatore, se di primo, di secondo o di terzo grado. ogni tipo di lesione viene trattato diversamente.

Lesione di primo grado:

Quelle di primo grado sono quelle più lievi, nelle quali viene coinvolto un minor numero di fibre muscolari. Non dovrebbe comparire l’ematoma, ovvero versamento di sangue, e la ripresa dell’attività avviene in tempi abbastanza rapidi: mediamente per un primo grado, con le terapie adeguate, due settimane sono sufficienti a riportare il giocatore o l’atleta sul campo.

Lesione di secondo grado:

Le lesioni di secondo grado coinvolgono un maggior numero di fibre muscolari rispetto a quelle di primo, in questo caso c’è presenza di versamento ematico: questo avviene perché quando si rompono le fibre muscolari c’è un travaso lento di sangue che può formare degli ematomi anche importanti. Dal punto di vista anatomico è un grosso danno e i tempi di recupero si prevedono tra le due e le sei settimane.

Lesione di terzo grado:

La lesione di terzo grado in parole povere equivale a quello che un tempo veniva definito strappo. E’ una lesione molto seria, che prevede l’interruzione pressoché completa della struttura del muscolo. Qualche volta richiede anche un intervento chirurgico, ed è un tipo di lesione che può provocare anche degli stop di mesi. Ma si tratta di lesioni molto poco frequenti.

La soluzione da adottare sul campo, nell’immediatezza appena esce il calciatore

La prima cosa da fare e questo vale per tutti i gradi di lesione, è il bendaggio compressivo della zona interessata dalla lesione. Quindi anche il ghiaccio aiuta. Bisogna adottare il famoso RICE (acronimo inglese) che tutti gli sportivi e i medici sportivi conoscono.

La R sta per rest, ovvero riposo; la I sta per ice, ovvero ghiaccio; la C sta per compression, ovvero bendaggio compressivo; e la E sta per elevation, ovvero scarico. 

Cosa fare dopo, quali tipologie di esami.

Nella seconda fase, si procede con una risonanza magnetica, che dà la possibilità al radiologo di classificare la lesione. Di seguito si procede con le terapie fisiche, quali: tecar, ultrasuoni a freddo, esercizi muscolari di stretching per evitare contratture del muscolo, eventualmente anche fisioterapia in acqua.

Nell’arco di due settimane si esaurisce la fase acuta della lesione e di solito nell’arco di quattro settimane si può passare al lavoro di ricondizionamento atletico: il muscolo va riabituato gradualmente a fare il lavoro che faceva prima. Solo al termine di questo processo si ha il ritorno in campo, o all’attività sportiva precedente la lesione.