Perché Elon Musk vuole Twitter? E perché è finito sotto inchiesta federale negli Stati Uniti? Tutto è iniziato nella primavera del 2022.
Perché Elon Musk vuole Twitter
È il 4 aprile quando il patron di Tesla annuncia di aver acquistato una quota del 9 per cento circa di Twitter, equivalente a 73,5 milioni di azioni a un costo di circa 2,4 miliardi di dollari. L’uomo più ricco del mondo diventa così anche il più grande azionista della piattaforma social, spingendo la società a offrirgli un posto nel Consiglio di amministrazione, mossa che lo avrebbe limitato a possedere solo il 15 per cento massimo della società. Elon Musk sembra intenzionato ad accettare quando, all’improvviso, decide di lanciare la sua offerta, intenzionato ad assicurarsi il controllo dell’intera società: l’acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari, un prezzo di sette volte superiore a quello di mercato dell’intera piattaforma.
Un acquisto economicamente svantaggioso per l’imprenditore, che ha però sempre dichiarato di non puntare al guadagno. “Questo non è un modo per fare soldi – aveva detto durante un TedTalk. Lo faccio per il futuro della società”. L’intenzione di Elon Musk è quella di rendere l’algoritmo di Twitter pubblico, in modo che possa essere visionato da chiunque e, soprattutto, quello di garantire sulla piattaforma la massima libertà di espressione. Solo alcune delle modifiche che l’imprenditore vorrebbe apportare al social, trasformando, ad esempio, il suo quartier generale in un rifugio per senzatetto. Una sorta di imperativo sociale, che però a un certo punto ha incontrato degli ostacoli.
Lo scorso luglio, infatti, Musk ha deciso di presentare alla società i documenti per ritirare l’offerta, accusando la piattaforma di “non aver rispettato gli obblighi contrattuali e non aver fornito le informazioni richieste”, come si legge nella lettera inviata dall’avvocato del patron di Tesla all’ufficio legale della società di Twitter. Il diverbio sarebbe nato sui dati relativi agli account fake e spam: il social media sosterebbe che si tratta del 5% del totale, ma secondo Elon Musk sarebbero molti di più e le informazioni fornite dalla piattaforma non sarebbero verificabili.
Perché il patron di Tesla è finito sotto inchiesta
Il ritiro dell’offerta da parte dell’imprenditore ha aperto un nuovo capitolo della vicenda, perché la Sec, l’agenzia americana che controlla la Borsa, ha deciso di mettere sotto indagine Elon Musk per la sua condotta nell’operazione. L’attenzione delle autorità si focalizerebbe, in particolare, sull’andamento delle quotazioni in borsa dei titoli del social.
Alla luce di questa inchiesta, anche i legali di Twitter hanno deciso di volere dei chiarimenti, chiedendo alla corte del Delaware di accedere allo scambio di mail tra l’imprenditore e gli agenti federali, con l’obiettivo di costringere il miliardario a chiudere definitivamente l’accordo rilanciato la settimana scorsa, senza ulteriori ripensamenti.
Tra le parti è in corso una causa, ma i difensori di Musk hanno fatto sapere che, secondo loro, il procedimento giudiziario avviato dal social sarebbe solo “un depistaggio”, e dichiarando di non essere disposti a consegnare i documenti richiesti da Twitter. Alex Spiro, uno dei legali di Elon Musk, ha anche aggiunto che sarebbero “i dirigenti di Twitter a essere sotto inchiesta federale”. Insomma, una situazione complicata, per i protagonisti della vicenda, che si trovano ora costretti a trovare un accordo entro il 28 ottobre: in mancanza di un’intesa, il giudice proseguirà la causa intentata a luglio dalla piattaforma social per costringere Musk a chiudere le trattative.