Pompei, medico dell’Asl accusato di abusi su alcune pazienti e interdetto dalla professione medica per 12 mesi. L’indagine è partita dalla denuncia di una paziente abusata in una struttura pubblica. Il medico era già stato indagato nel 2021, scoperto grazie ad alcuni filmati e intercettazioni.

L’ex sindaco di Pompei, il medico Giovanni Zito, già presidente nazionale dell’Arca, l’associazione dei cardiologi ambulatoriali è stato accusato di abusi su alcune pazienti durante le loro visite e quindi è stato interdetto dalla professione medica senza poterla svolgere su pazienti donne per i prossimi 12 mesi.

È il provvedimento che gli agenti del commissariato di polizia di Pompei in provincia di Napoli, su delega della Procura di Torre Annunziata, hanno eseguito nella giornata di ieri.

Il medico sfruttava la posizione di inferiorità psicologica delle vittime per compiere abusi sessuali. Palpeggiamenti, strusciamenti e molestie di varie tipo a danno delle pazienti. Atti osceni mascherati e dissimulati nell’ambito dell’ordinaria attività di diagnosi medica.

Zito era, inoltre, già stato indagato nel 2021 e scoperto grazie a vari filmati e intercettazioni. 

Pompei medico interdetto: le indagini

Nella mattinata di ieri, 14 Ottobre, gli agenti del Commissariato di Pompei, delegato da questa Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura interdittiva della professione medica, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata nei confronti di un cardiologo della locale ASL, gravemente indiziato del reato di violenza sessuale continuata, con la quale è stato disposto il divieto di esercitare la professione medica per la durata di 12 mesi nei confronti di pazienti di sesso femminile, in presenza delle stesse.

L’attività d’indagine ha tratto origine dalla denuncia presentata da una delle pazienti del cardiologo, la quale riferiva di aver subito palpeggiamenti e molestie di vario genere, ad opera dell’indagato, nel corso di una visita medica effettuata all’interno di una struttura pubblica.

Le indagini, espletate dal Commissariato di P.S. di Pompei e coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di raccogliere gravi elementi indiziari a carico dell’indagato, il quale avrebbe posto in essere reiteratamente, nei confronti di una pluralità di pazienti di sesso femminile, condotte analoghe a quelle denunciate, anche in epoca recente.

I precedenti del 2021

Il monitoraggio dell’attività medica svolta dal sanitario nel 2021 all’interno dell’ambulatorio della ASL di Pompei, effettuato mediante intercettazioni ambientali audiovideo ha permesso, infatti, di cristallizzare, in un breve arco temporale, numerose visite mediche, nel corso delle quali si registravano episodi di abusi sessuali posti in essere dal medico, consistenti in palpeggiamenti del seno, dell’inguine e di altre zone intime delle pazienti nonché nello strusciarnento dei propri genitali contro parti del corpo delle vittime, atti sessuali mascherati e dissimulati nell’ambito dell’ordinaria attività di diagnosi medica.

Le indagini espletate hanno permesso, altresì, di accertare, secondo quanto ritenuto nell’ordinanza applicativa della misura interdittiva, come alcune delle vittime, preoccupate per la visita medica in atto e fiduciose nella professionalità del sanitario, non si fossero nemmeno rese conto delle palpazioni e dei toccamenti impropri del medico.

I filmati acquisiti dalla polizia giudiziaria, che documentavano le condotte poste in essere dal sanitario, sono state sottoposte ad un’ulteriore analisi tecnica da parte di un consulente medico incaricato da questa Procura della Repubblica, chiamato a verificare la correttezza professionale e deontologica nonché la pertinenza diagnostica delle manovre poste in essere dall’indagato all’atto delle visite mediche delle pazienti.

La consulenza tecnica ha poi supportato l’ipotesi accusatoria, evidenziando pratiche dell’indagato del tutto avulse dalle ordinarie prassi diagnostiche e comportamenti dello stesso completamente diversi in base all’ età e al sesso dei pazienti.

A seguito del grave quadro indiziario acquisito sul conto del sanitario, la Procura aveva già richiesto l’applicazione nei confronti dello stesso di una misura coercitiva, ma il Giudice per le indagini preliminari, pur condividendo il compendio indiziario in ordine a sette episodi di abusi sessuali e le correlate esigenze cautelari di prevenzione, ha emesso l’ordinanza interdittiva della professione sanitaria, nella quale è stato evidenziato che “si tratta di fatti seriali commessi con spregiudicatezza e abilità dai quali è emerso che l’indagato “considera le sue pazienti come una sorta di personale riserva di caccia sulla quale dar sfogo alle sue pulsioni sessuali”.