Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, è il nuovo presidente della Camera dei Deputati della 19° legislatura. Proclamato dal reggente, il renziano Ettore Rosato, Fontana succede a Roberto Fico ed è stato eletto al quarto turno di votazione a Montecitorio grazie al sostegno dell’intera coalizione di centrodestra.

Secondo i dati ufficiali dello scrutinio, Fontana ha ottenuto 222 preferenze: una maggioranza discretamente rassicurante rispetto all’obiettivo minimo (50%+1), fissato a quota 201. Al raggiungimento del quorum, previsto con la maggioranza assoluta, dagli schieramenti di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si è levato un applauso unanime per salutare l’elezione del 42enne veronese.

Già questa mattina Salvini, Tajani e Meloni avevano ufficializzato la candidatura comune al termine di una giornata dove invece le alleanze avevano traballato in occasione del nome per la presidenza del Senato (poi aggiudicata da Ignazio La Russa anche grazie ai voti dell’opposizione). Ancor prima dello spoglio delle schede numerose fotografie ritraevano i vertici della Lega, tra cui Bossi e Giorgetti, con larghi sorrisi per un risultato ormai acquisito.

Sconfitti gli avversari, vale a dire Maria Cecilia Guerra (77 voti complessivi, sostenuta dal Partito Democratico e appoggiata anche dall’alleanza Verdi-Sinistra Italiana), Matteo Richetti (22 preferenze, sostenuto dal Terzo Polo) e Cafiero De Rao promosso dal Movimento 5 Stelle (52 schede con il suo nome).

Fontana, striscione di protesta alla Camera

Lorenzo Fontana, neoeletto presidente della Camera, è stato tuttavia duramente contestato prima della proclamazione ufficiale da un lungo striscione recitante la scritta “No a presidente omofobo e pro Putin” reclamato successivamente dal democratico Alessandro Zan.

Abbastanza lapidarie le reazioni dell’opposizione, con il leader del Terzo Polo Calenda che ha parlato di “maggioranza che parte con il piede sbagliato”. In ogni caso è mancata ancora una volta compattezza dopo le reciproche accuse in merito al voto di ieri alla presidenza del Senato.