Una giornata quasi di ordinaria follia. Ignazio La Russa, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, viene eletto presidente del Senato al primo scrutinio, incassando 116 voti

Ma, alla prima prova dei numeri in Aula, la maggioranza di centrodestra si spacca e si consuma lo strappo di Forza Italia: dei 18 senatori azzurri, infatti, solo Silvio Berlusconi e la presidente uscente, Elisabetta Casellati, ritirano la scheda.

Dunque, pallottoliere alla mano, in ‘soccorso’ arrivano 17 voti esterni. E parte la caccia ai ‘traditori’ tra le fila delle opposizioni, con tanto di ricorso alla ‘var’ (le immagini dell’Aula trasmesse dai canali del Senato) e relativo conteggio dei secondi che i diversi senatori impiegano per votare: pochi per consegnare la scheda bianca, ma aumentano se devi fermarti a scrivere un nome. Il Pd punta il dito contro Renzi e Calenda

Irresponsabile oltre ogni limite il comportamento di quei senatori che hanno scelto di aiutare dall’esterno una maggioranza già divisa e in difficoltà”, tuona il segretario dem Enrico Letta.

Presidente Camera e Senato. La cronaca

Poi, pur senza nominare Iv e Azione, Letta lancia l’affondo: “Il voto di oggi al Senato certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza”.

I due leader del Terzo polo respingono l’accusa e contrattaccano imputando al Pd la colpa di quanto accaduto (“Oggi noi abbiamo votato scheda bianca. L’elezione di La Russa nasce da un regolamento di conti interno alla destra e prima ancora dalla folle strategia delle alleanze del Pd e di Enrico Letta”, spiega l’ex premier).

Per il leader M5s, Giuseppe Conte, “sono iniziati i giochi di palazzo e qualcuno si prepara ad una finta opposizione“. Anche per Berlusconi, artefice dello strappo, a votare per La Russa sono stati i renziani.

E il Cavaliere non nasconde la forte irritazione (spopola sui monitor l’immagine del leader azzurro che manda a quel paese La Russa, prima dell’elezione). A monte della spaccatura la composizione della squadra di governo e il pare reiterato niet di Giorgia Meloni all’ingresso della fedelissima del Cav Licia Ronzulli.

Presidente Camera e Senato. Il dietrofront della Lega

Ora dopo l’elezioni di La Russa, toccherà a Montecitorio eleggere il successore di Roberto Fico. Come prevedibile, visto l’elevato quorum richiesto, vanno a vuoto le prime tre votazioni. Dalle 10,30 si svolgerà il quarto scrutinio, dove è’ richiesta la maggioranza assoluta, ovvero 201 voti. Numeri alla portata del centrodestra, che sulla carta può contare su 237 voti (119 FdI, 66 Lega, 45 FI, 7 Noi moderati).

Ma c’è l’incognita azzurra: che faranno i deputati di Forza Italia?. Se i 45 parlamentari dovessero sfilarsi anche a Montecitorio, la maggioranza non avrebbe i numeri per eleggere da sola il candidato della Lega, il vicesegretario Lorenzo Fontana, alla guida della Camera. Ma nel gruppo sembra per ora prevalere una linea piu’ cauta: niente strappi, si vota con il resto della maggioranza, è l’orientamento che trapela in serata.

Intanto, per evitare un possibile ‘caso La Russa 2‘ e le conseguenti accuse reciproche tra le forze di opposizione il Pd, anziché votare scheda bianca, potrebbe optare per un nome di bandiera (la decisione sarà presa all’assemblea del gruppo convocata per domani mattina prima dell’Aula). La lunga giornata che da’ l’avvio ufficiale alla XIX legislatura si apre sotto una pioggia torrenziale che flagella la Capitale.