Ancora una volta la Turchia di Recep Tayyip Erdogan si conferma l’intermediario di riferimento tra il blocco occidentale e Vladimir Putin.
Nel confronto avvenuto quest’oggi ad Astana, in Kazakistan, i due leader avrebbero discusso vis-a-vis su possibili soluzioni per riaprire i rapporti commerciali tra il Cremlino e l’Occidente in materia di energia.
Il leader sovietico ha suggerito al suo omologo la possibile costruzione di hub di gas in territorio turco come stazione di stoccaggio per poi creare un canale di vendita con Paesi terzi, Europa inclusa. In questo modo si otterrebbe un effetto naturale per calmierare i prezzi della materia prima.
Putin-Erdogan, meno significativo il contributo sull’Ucraina
Opzione che Erdogan ha accolto favorevolmente studiando insieme a Putin una possibile applicazione pratica. Abbastanza significativa la coincidenza temporale tra l’incontro e le riunioni europee del G7 (ieri) e della Nato (oggi).
Ma nel bilaterale non si è parlato solamente di gas, sebbene l’apertura della Russia nei confronti dell’Europa sia già di per sé una notizia. Il leader di Ankara ha ribadito l’importanza di continuare a rendere effettivo l’accordo stipulato sul grano circa due mesi fa, per assicurare ai Paesi in via di sviluppo le forniture e l’utilizzo dei fertilizzanti di produzione russa.
L’unico lieve accenno al conflitto ha riguardato l’esplosione del Ponte Kerch in Crimea, non tanto per un’esposizione di condanna quanto perché nei pressi transita il gasdotto turco Turkish Stream. Di conseguenza, si capisce che da Erdogan non c’è stato alcun nuovo appello alla mediazione per futuri negoziati.
L’Europa, complici le scelte comunitarie attuate soprattutto sul piano economico, non sembra molto interessata ai risvolti extra-militari del dialogo. D’altro canto la Turchia non è al momento nelle condizioni di sacrificare sull’altare delle alleanze il rapporto commerciale con la Russia, a causa della sua elevata dipendenza. Ma al contempo il ruolo di demiurgo dell’ordine europeo e mondiale ridà credibilità alla nazione e a Erdogan, duramente contestato in patria in passato.