Carlo Zoller, storico allenatore trentino di sci di fondo, ha rilasciato un’intervista dove dichiara parole pesanti nei confronti del movimento sciistico di fondo nazionale, chiamando anche in causa le responsabilità della politica italiana. Ma facciamo chiarezza: cosa è successo, e a che livello siamo esattamente con lo sci di fondo? Zoller dà questa spiegazione parlando con OA Sport:
È successo che, salvo qualche isolata eccezione, il nostro livello è caduto talmente in basso da rasentare lo zero. Purtroppo non è una situazione verificatasi all’improvviso, bensì una dinamica che si protrae almeno dal post Torino 2006. Quindici anni che, per come la vedo io, sono stati totalmente persi.
Sci di fondo, il punto di Zoller
Zoller non fa prigionieri, e spiega le cause che secondo lui hanno portato al crollo dello sci di fondo in Italia:
Probabilmente qualcosa non ha funzionato a livello federale. A inizio anni ’90 le linee di lavoro venivano dettate da allenatori con una cultura sportiva di base. I vari Vanoi, D’Incal, Trozzi erano maestri dello sport coadiuvati da altrettanti insegnanti ISEF specializzati nello sci di fondo. Si trattava di tecnici di professione e soprattutto di civili, dunque slegati dagli ambienti dei gruppi sportivi. Erano quindi liberi di poter lavorare senza sottostare a ordini superiori. Anche la preparazione teorico-didattica-metodologica veniva curata dai docenti della Scuola dello Sport di Roma. Infine è doveroso ricordare come venisse effettuata un’ampia promozione a livello giovanile tramite i centri Coni, divenuti poi centri di avviamento allo sport. Molto di tutto questo è andato perduto. Può non piacere, ma per come la vedo io la colpa non va attribuita ai tecnici, bensì a coloro che li hanno messi in quel ruolo. Il problema più grosso è rappresentato dall’insorgere di un forte inquinamento politico. Più di una volta, il presidente di turno ha ricambiato l’appoggio ricevuto da ex atleti di un corpo militare affidandogli dei ruoli di responsabilità senza badare alle loro competenze. Non ne faccio un discorso relativo all’attuale dirigenza, è purtroppo una dinamica che va molto più indietro nel tempo. Finché non si uscirà da queste logiche clientelari, per non dire di peggio, perché talvolta si arriva addirittura a porre il veto su determinati nomi poco graditi ai gruppi sportivi stessi, non ci sarà speranza di risalire la china.
Sono parole molto pesanti, ma Zoller è molto risoluto nella sua opinione:
Mi sembra che la conferma della mia analisi possa essere sotto gli occhi di tutti osservando i risultati di altre federazioni come l’atletica o il nuoto dove la direzione tecnico-organizzativa è in mano a docenti laureati (vedi Latorre Butini). Dico “Docenti”, non tecnici che frequentano i corsi federali di 10 giorni. Se li frequentano, perché per esempio al convegno che è stato effettuato a Bobbio a fine agosto ho visto poche facce giovani e tante attempate. Gli allenatori presenti sapevano già quanto è stato spiegato. Anche questo è un aspetto da tenere in considerazione, lo scarso coinvolgimento giovanile.