Trattativa a oltranza, ma il più è fatto. Ignazio La Russa al Senato, Molinari o Calderoli della Lega alla Camera. A dodici ore dal voto, il centrodestra continua a trattare, anche non è lontano dall’accordo sulle presidenze delle Camere e sull’impianto complessivo che porterà alla formazione del futuro governo di Giorgia Meloni.
In serata, Giorgia Meloni è descritta come “ottimista e tranquilla, in attesa del voto in Senato”. Così come nella Lega di Matteo Salvini, viene riferito, “c’è crescente ottimismo”. Da parte del segretario leghista non viene posto “alcun veto o impuntatura ma confermata la determinazione per trovare un accordo complessivo e all’altezza delle sfide che attendono l’Italia“. Nessuna dichiarazione invece da Forza Italia.
Governo Meloni. L’incontro
L’incontro a Villa Grande tra Meloni, accompagnata da Ignazio La Russa, e Silvio Berlusconi non ha sciolto le tensioni e le divergenze sui ministeri da assegnare agli azzurri.
“Ci hanno offerto ministeri che non possono essere valutati in maniera positiva“, è il ‘refrain’ nel partito azzurro. Berlusconi non avrebbe gradito il ‘no’ di FdI al Mise e alla Giustizia. E per quanto riguarda gli Esteri dal partito azzurro si ritiene che il dicastero ora ‘occupato’ da Luigi Di Maio non sia considerato del tutto strategico per FI. “Gli risolviamo un problema a Meloni ma per noi non è abbastanza”, osserva un ‘big’ azzurro.
I leader dei tre principali partiti del centrodestra potrebbero rivedersi domattina prima dell’inizio della prima votazione al Senato. Come potrebbero bastare i contatti telefonici.
L’accordo dovrebbe portare La Russa sullo scranno più alto del Senato.
La Lega dovrebbe ottenere la presidenza della Camera (tra i nomi Riccardo Molinari e Nicola Molteni) e avere il Mef con Giancarlo Giorgetti oltre a altri cinque ministeri, compreso il Viminale all’ex capo di gabinetto di Salvini, il prefetto Matteo Piantedosi (si parla di Disabili, Transizione ecologica, Infrastrutture e Affari regionali).
Oltre agli Esteri si tratterebbe di dicasteri senza portafoglio. Compreso uno per Licia Ronzulli.
Meloni tira dritto, silenzio di Forza Italia
Dunque, potrebbe prevalere, al netto delle trattative notturne, lo schema FdI-Lega sulle presidenze delle Camere, ma FI che al momento si è tirata fuori dalla partita sostiene che occorre una compensazione.
Meloni intanto tira dritto. Aspetta la votazione in Senato di oggi, con il convincimento che la coalizione si schiererà compatta a sostegno di La Russa. Ma FI chiede garanzie sull’esecutivo e auspica che, prima di dare il via libera, nella trattativa possano esserci ministeri di peso per il partito azzurro. Da qui l’approfondimento in corso sulle prossime mosse. “C’è ancora la notte per trattare”, viene sottolineato, anche se un ‘big’ di Fdi sostiene che l’obiettivo del partito resta quello di un governo dei migliori e senza compromessi.
La presidente di FdI nella giornata ha visto – lontano da occhi indiscreti – anche il segretario leghista. Il quale, dopo aver detto al consiglio federale che sarebbe andato avanti nel rivendicare per sè la guida del Viminale e per Roberto Calderoli la presidenza del Senato, ha avuto un faccia a faccia con Giancarlo Giorgetti.
Il segretario leghista ha poi mostrato un atteggiamento più conciliante nella trattativa. Parole d’ordine “massima disponibilità al confronto”, “no impuntature o veti” e “determinazione a trovare un accordo complessivo”. Vista anche la tensione tra Meloni e FI, Salvini avrebbe cercato di fare il ‘facilitatore’.