Christine Lagarde, presidente della Bce, chiede la collaborazione della politica di bilancio, poiché le misure prese dopo gli aiuti della pandemia devono “concentrarsi sui più vulnerabili”


“Gli aumenti dei tassi di interesse sono lo strumento più adatto di cui la Bce dispone per combattere un’inflazione che rimane alta nell’Eurozona”.

Lo ha detto il presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde durante la riunione annuale dell’Institute of International Finance, a Washington. Nel suo intervento, Lagarde ha sottolineato come

“Lo strumento dei tassi di interesse tradizionale nelle circostanze attuali è il più efficace, il più appropriato e in base alla valutazione di proporzionalità che conduciamo nella scelta della cassetta degli attrezzi, è quello che effettivamente funziona meglio”.

Fermo restando che “l’Eurozona non è in recessione e la disoccupazione è ai minimi”, l’obiettivo resta quello di evitare uno sganciamento delle attese di inflazione, riportando quest’ultima verso il 2% nel medio periodo. Secondo Lagarde, dopo gli aiuti a pioggia a seguito della pandemia, la politica di bilancio deve ora concentrarsi sui cittadini europei più vulnerabili.

L’intervento del presidente della Bce al meeting annuale dell’Institute of International Finance (IIF) è arrivato in risposta a una domanda legata alla percezione negativa della situazione in Europa da parte degli USA. Il focus, dunque, è andato a rivolgersi anche all’occupazione in netta ripresa rispetto alla crisi post pandemia.

“In Europa ci sono molte difficoltà, ma ci sono anche delle buone notizie. In primo luogo l’economia dell’area euro non è in recessione e anche negli ultimi due trimestri ha prodotto numeri positivi di crescita, sebbene in chiaro rallentamento, mentre negli USA si è avuta una contrazione. Inoltre il tasso di disoccupazione è ai minimi e il tasso di partecipazione al lavoro è tornato ai livelli pre-Covid”.

Lagarde ha spiegato che certamente non avere un’unione fiscale, un’unione dei mercati e un’unione bancaria completa non è un aiuto, ma “questo non ci impedisce di fare quello che dobbiamo fare, ovvero impegnarci per rispettare il nostro mandato di stabilità dei prezzi”.


Il dibattito sul “quantitative tightening”

A Washington il presidente della Banca centrale ha annunciato che la BCE ha iniziato a discutere del “quantitative tightening”, che consiste nel ritiro del programma lanciato nel momento in cui bisognava combattere la deflazione. Si tratta dell’opposto del “quantitative easing” (QE), termine che si riferisce alle politiche monetarie adottate dalle banche centrali dopo la grande crisi finanziaria per ampliare il balance sheet.

“Il programma è stato fermato per quanto riguarda gli acquisti netti, e la discussione su quando dovrebbe essere ritirato, a che ritmo e con quale orizzonte temporale è iniziata e continuerà”.

Attualmente la BCE prevede di continuare a reinvestire i bond in suo possesso in base al programma Pepp fino a tutto il 2024 e di reinvestire i bond in portafoglio nel programma App “per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui ha iniziato a innalzare i tassi di interesse di riferimento e in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria”. Alcuni governatori, tuttavia, spingono per avviare il prima possibile l’uscita dai programmi, visto l’avanzamento dell’inflazione ormai prossima al 10%.