Francia senza carburante. È il risultato dei massicci scioperi che in questi giorni stanno toccando il Paese, con i dipendenti di TotalEnergies ed Esso-ExxonMobil che chiedono un aumento degli stipendi, supportati da Cgt, uno dei più importanti sindacati dei lavoratori francesi. Simboleggiate dai falò accesi davanti ai picchetti montati agli ingressi di raffinerie e depositi di carburante, le proteste stanno causando non pochi problemi alla Francia, dove la benzina scarseggia, le code alle stazioni di servizio sono interminabili e i prezzi in aumento.
Francia senza carburante: la situazione in tutto il Paese
Gli scioperi vanno avanti da giorni e la situazione sembra essere tuttaltro che rosea, con il carburante che manca un po’ ovunque nel Paese. La zona più colpita è quella di Parigi, dove oltre un terzo dei distributori di benzina sono ormai a secco e si registrano code di più di 3 ore per fare rifornimento. A Issy-les-Moulineaux, alle porte della Capitale, ci sono state risse tra gli automobilisti esasperati dall’attesa, mentre chi arrivava finalmente alla pompa riempiva non soltanto il serbatoio dell’auto o del furgone, ma anche una serie di bidoni per assicurarsi delle scorte. A Villiers-le-Bel, nella Val-d’Oise, a nord della Capitale, gruppi forniti di taniche sono stati bersaglio del lancio di sassi e oggetti ed è dovuta intervenire la polizia, che ha anche arrestato un uomo. Una situazione che pian piano sta diventando ingestibile, con anche i prezzi in aumento, e che non accenna a migliorare. TotalEnergies sta cercando di imporre una sospensione dello sciopero prima di una riunione di negoziazione: un tentativo percepito come un ricatto da parte della Cgt, “che non garantisce in alcun modo la soddisfazione delle richieste espresse e quindi la ripresa del lavoro”, ha fatto sapere il sindacato coinvolto nelle proteste.
Che cosa chiedono i lavoratori francesi
La richiesta dei lavoratori del settore è che gli stipendi vengano aumentati del 10% per far fronte all’inflazione. Qualcuno ha proposto un +6,5%, ma secondo la Cgt non è abbastanza, anche perché sembra che l’azienda abbia conteggiato promozioni e scatti di anzianità, che non dovrebbero essere invece considerati nel salario base. Dopo giorni di scioperi non si è ancora arrivati a un accordo e si prosegue, quindi, con la serrata, che non permette il rifornimento del carburante. A far storcere il naso ai dipendenti, anche il grande profitto dei gruppi petroliferi. Secondo quanto ha dichiarato la stampa francese, ExxonMobil – che è il primo gruppo petrolifero privato al mondo – “ha registrato un utile netto di 17,9 miliardi di dollari (18,43 miliardi di euro) solo per il secondo trimestre” del 2022. Lo stesso vale per TotalEnergies, che vende gas e petrolio: utile di 10,6 miliardi di dollari da gennaio a giugno 2022. Il colosso sa che realizzerà risultati eccezionali quest’anno, e infatti aveva deciso di dare la priorità ai suoi dipendenti che, secondo quanto promesso, dovevano “ricevere il giusto compenso per i loro sforzi sulla busta paga entro la fine dell’anno”. Così non è stato, e i lavoratori sono chiaramente risentiti.
La posizione del Governo nella vicenda
Sono stati già diversi gli appelli del Governo a negoziare, tutti rimasti inascoltati. Olivier Véran ha dichiarato che i blocchi sono “eccessivi e anormali”, ribadendo che “il Governo chiede che vengano rimossi senza indugio”. “Altrimenti – ha detto – ci assumeremo le nostre responsabilità, cioè potremmo essere costretti a sbloccarli riaprendo l’accesso ai centri di deposito e alle raffinerie e quindi requisire il personale appropriato per consentire la normalizzazione della situazione”. Intanto la premier, Elisabeth Borne, ha annunciato che il governo procederà a breve con la precettazione dei lavoratori delle raffinerie che bloccano il rifornimento di carburante.