Silvio Berlusconi è tornato in Senato. Questa mattina l’ex premier si è presentato negli edifici governativi intorno alle 12:30, per registrarsi alla prima seduta dell’Aula in programma nella giornata di domani. Berlusconi ha documentato la sua visita con un tweet:

Eccomi di nuovo al Senato: ho appena completato le pratiche per la registrazione. Domani sarò presente alla prima seduta di questa XIX legislatura a Palazzo Madama.

Ad attendere il leader di Forza Italia la senatrice Anna Maria Bernini, con la quale l’86enne ha messo piede a Palazzo Madama nove anni dopo l’ultima volta, per compilare i moduli di accreditamento. Un momento assolutamente blindato, durante il quale il Cavaliere è rimasto alla larga da fotografi e cronisti.

Al termine della procedura, Berlusconi ha lasciato il Senato in vista dei suoi impegni pomeridiani. Ad attenderlo un altro momento cruciale, il summit relativo alla formazione della squadra di governo insieme a Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Proprio la leader di Fratelli d’Italia ha commentato le dichiarazioni del segretario del Carroccio, secondo cui nella giornata di giovedì si eleggerà il nuovo presidente del Senato:

Penso che non possiamo perdere tempo, la situazione dell’Italia non è facile.

Ministero della Sanità, è testa a testa Berlusconi-Meloni?

Proprio i rapporti tra Berlusconi e Meloni sembrano tesi, per via del rifiuto parte di quest’ultima a lasciare il ministero della Sanità a Lucia Ronzulli, fedelissima del presidente di Forza Italia. Meloni, dal canto suo, pensa ad un tecnico per prendere il posto di Speranza: l’inverno è alle porte e la pandemia potrebbe tornare a dare grattacapi al nuovo governo.

Dall’altra parte, Berlusconi pretende chiarezza: vuole discutere su cosa spetterà a Forza Italia. Ai quattro ministeri inizialmente previsti, l’ex Premier potrebbe chiederne un quinto di minor rilevanza in aggiunta. Del resto, lo stesso Berlusconi aveva sottolineato a Il Giornale il suo intento nel prossimo governo:

È importante che Forza Italia sia determinante sul piano dei numeri, ma ancora più determinante è la nostra funzione politica.