Intesa Sanpaolo settimana corta: il gruppo bancario guidato da Carlo Messina ha proposto ai suoi dipendenti di lavorare per 9 ore al giorno e per 4 giorni alla settimana, restando dunque in ufficio per 36 ore settimanali, anziché per 37,5 ore.
Si sta cercando di arrivare ad un accordo con i sindacati e la decisione sarà presa nella giornata di domani, mercoledì 12 ottobre 2022.
I lavoratori in questo modo non andranno più a lavorare per 5 giorni alla settimana, ma solamente per 4. Al contempo, però, questi dovranno effettuare 9 ore giornaliere, invece delle 7,5 ore che sono previste allo stato attuale. Il tutto, comunque, a parità di stipendio.
Intesa Sanpaolo è la prima banca in Italia per quanto riguarda il numero dei dipendenti, con 74.000 lavoratori situati in Italia e 96.000 lavoratori nel resto del mondo.
Oltre all’accordo per la settimana corta, l’istituto bancario guidato da Carlo Messina sta discutendo con Fabi, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca e Unisin anche della questione legata al lavoro agile, ovvero il cosiddetto smart working.
Intesa Sanpaolo settimana corta: la proposta dell’istituto bancario
La proposta che Intesa Sanpaolo ha avanzato alle organizzazioni sindacali prevede la riduzione delle ore lavorative settimanali dei propri dipendenti, in modo da incrementare la produttività di questi ultimi.
Il gruppo bancario ha iniziato a progettare questa idea durante l’assemblea di Unione industriali Torino incentrata sull’andamento dell’economia.
In particolare, le ore lavorate non saranno più 37,5 alla settimana, con 7,5 ore giornaliere, ma 36 settimanali, con 9 ore giornaliere. Per consentire ciò, le suddette ore saranno spalmate su 4 giorni lavorativi alla settimana, invece di 5.
La scelta se restare con lo schema attuale o se adottare la cosiddetta “settimana corta” potrà essere effettuata in maniera libera dai dipendenti stessi.
Ecco che cosa è stato scritto all’interno della documentazione riguardante la settimana corta:
“Coerentemente con le previsioni del vigente contratto nazionale, il Personale (con esclusione di quello operante in turni o assegnato a Filiali) può richiedere di adottare un’articolazione oraria giornaliera di 9 ore su 4 giorni, con possibilità di variare le giornate lavorate dal lunedì al venerdì, d’intesa con il proprio Responsabile.
L’autorizzazione potrà essere concessa solo compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive aziendali e le richieste avanzate saranno riscontrate, anche negativamente, entro la fine del terzo mese successivo alla domanda”.
Le critiche alla proposta: che cosa prevede il contratto dei bancari
La proposta avanzata da Intesa Sanpaolo alle organizzazioni sindacali sulla settimana corta è già prevista all’interno dell’attuale contratto di lavoro dei bancari, nello specifico all’interno dell‘art. 104.
Per questo motivo sono piovute le critiche e le polemiche da parte dei sindacalisti. Ecco le dichiarazioni rilasciate a Radio Capital dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni:
“Intesa Sanpaolo non ha studiato proprio niente: perché è previsto dal contratto nazionale di lavoro dei bancari sia l’utilizzo della settimana corta sia lo smart working regolamentato in sede aziendale. Quindi, Intesa Sanpaolo sta applicando una norma del contratto nazionale già definita da tempo.
Il principio guida nello schema di Intesa è la flessibilità non concordata con il sindacato, ma ci sono delle trattative in corso e noi questo concetto lo rifiutiamo perché chiediamo la volontarietà di accesso per tutto il personale. Mentre il principio guida nello schema del sindacato, almeno del nostro, è il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori.
Se l’accordo si farà, dovrà tener presente che non ci può essere discrezionalità totale da parte dell’azienda nel concederlo e non ci può essere neanche soltanto un tema di risparmi di costi energetici che dall’azienda viene trasferita al lavoratore nel momento in cui si lavora soltanto quattro giorni a settimana invece di cinque.
La norma del contratto nazionale può essere applicata a livello aziendale nell’ambito delle trattative sindacali. Non è una novità. Invito le altre aziende bancarie a un confronto col sindacato.
È un importante passo in avanti se si raggiunge l’obiettivo di assicurare più benessere alle lavoratrici e ai lavoratori per poterli far rendere meglio durante la giornata lavorativa. Il giorno di lavoro deve essere concordato tra l’azienda e il lavoratore.
Bisogna comunque valutare tutto fino in fondo anche tenendo conto che lavorare un’ora e mezza in più al giorno può rappresentare un appesantimento non compensato dal giorno libero in più. Deve essere data comunque la possibilità a tutti i lavoratori di poterlo scegliere volontariamente mentre a oggi, siamo ancora in trattativa con Intesa, non è così.
C’è da definire un aspetto importante che è il buono pasto giornaliero. Ma c’è un altro problema importante e cioè capire chi paga il costo dell’energia nelle abitazioni dei lavoratori in smart working. La banca risparmia se i lavoratori sono a casa, ma il costo viene trasferito sui dipendenti a casa”.