Il conflitto in Ucraina e il conseguente aumento dei costi dell’energia sta ormai impattando su diversi settori, uno di questi è sicuramente quello agroalimentare e vinicolo. Quest’ultimo che nello specifico ha sempre superato momenti critici ora sta vivendo una vera e propria crisi dei costi del vino e di tutto il settore in generale.
I numeri della crisi del vino
Parlando di cifre, è di quasi 1,5 miliardi di euro la falla causata dall’aumento di gas ed energia. Anche uno dei comparti del made in Italy più in salute degli ultimi anni è costretto a lanciare l’allarme e ora il timore principale è che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi, in Italia e nel mondo. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly compiuta nell’ultima settimana sulle imprese del Belpaese, il surplus dei soli costi energetici con un +425 milioni di euro e, di conseguenza, delle materie prime secche oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio, valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022. L’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno è infatti del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%. Il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato.
I settori più colpiti dalla crisi energetica
A rimetterci più di tutte sono proprio le aziende di filiera, composte perlopiù da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano il vino italiano. Sul fronte industriale anche le grandi aziende del vino sono in sofferenza, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perché in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtù di un mercato maggiormente disposto ad accettare le richieste di aumento dei listini.
Le prime dichiarazioni sulla crisi del vino
Per il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: “La crisi in atto non risparmi il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette. Quello che possiamo fare ora è consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato. Produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno perciò assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi”.
A parlare è anche Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, che ritiene un dovere per Vinitaly monitorare le dinamiche del settore, a maggior ragione in un momento delicato come questo. Danese ha poi concluso: “Al prossimo wine2wine, in programma il 7-8 novembre presenteremo assieme ad Unione italiana vini la seconda parte di questo studio, anche con le stime totali complete di quest’anno in materia di mercato, redditività e bilanci del vitigno Italia”.